Marguerite di Xavier Giannoli – Francia, Repubblica Ceca, Belgio, 127’ Catherine Frot, André Marcon, Michel Fau, Christa Théret, Denis Mpunga, Sylvain Dieuaide
Il film racconta la storia di Marguerite Dumont, una donna ricca, che abita in un castello vicino a Parigi. Marguerite (interpretata Catherine Frot) dedica alla musica tutta la sua esistenza. Vive il canto con grandissima passione e dedizione, nonostante non sia dotata di talento. Marguerite è anzi stonata, ma si convince di essere una grande diva, senza rendersi conto che i tanti spettatori che affollano il suo castello per sentirla cantare, lo fanno più per deriderla che per ammirarne il canto.
Prima domanda per il regista Xavier Giannoli in conferenza stampa da Venezia 2015:
Questo film è candidato al “Premio sorriso diverso – venezia 2015“, premio collaterale, che intende premiare quei film che valorizzano i temi dell’integrazione e dell’inclusione sociale di persone disagiate. Come declina Marguerite queste tematiche?
Innanzitutto grazie a tutti – esordisce Xavier Giannoli.
Marguerite racconta la storia di una donna molto generosa, desiderosa di condividere il piacere della musica con gli altri. L’unico problema è che nessuno le ha mai detto che è completamente stonata e che, di conseguenza, il suo canto fa ridere il suo pubblico.
Il film, vuole far risaltare questa contraddizione tra Marguerite che adora la musica e adora cantare, ed un pubblico che la ascolta perchè divertito dal suo stonare.
Come si è ispirato per il suo film?
E’ iniziato tutto quando ho scoperto l’esistenza della cantante americana Florence Foster Jenkins. Sicuramente mi sono ispirato al suo personaggio, anche se Marghuerite non è un film biografico. Non dico tutto sul personaggio reale, ma senza dubbio dico cose vere.
Il fim gioca perennemente sul contrasto tra illusione e realtà.
Marguerite – continua il regista Xavier Giannoli – è una sorta di Don Chisciotte che vive nell’universo dell’immaginazione e sogna di essere diversa da quella che è in realtà.
Volevo un dialogo continuo tra la finzione ed il reale. Tutti abbiamo bisogno di illusioni e di sogni per poter vivere.
L’energia della protagonista è tantissima. Esistere per Marguerite, significa condividere la bellezza della musica con il pubblico, anche se canta male. E’ questo il lato tragico del film. Questa donna, Sale sul palco anche per farsi guardare dal marito, per farsi desiderare, per ravvivare un rapporto di coppia oramai logorato dagli anni.
Domanda per l’attrice che interpreta Marguerite, Catherine Frot:
Penso che abbia saputo interpretare ottimamente l’ironia e le illusioni del personaggio, come si è calata nella parte?
Ho voluto puntare sulla bontà e sulla generosità del personaggio – racconta Catherine Frot in conferenza stampa a Venezia 2015 – lavorando sull’ambiguità e sul delicato equilibrio tra realtà e sogni e sui sentimenti profondi di questa donna.
Il film è anche una riflessione sulla celebrità?
In un mio film precedente (Superstar, 2012) – continua Xavier Giannoli – ho voluto fare satira sui media e sulla volgarità dei reality show affrontando anche il tema della celebrità. In questo film ho voluto raccontare una storia diversa. Presentando una donna degli anni 20 del 900 che voleva fare musica per amore in modo completamente disinteressato.
Ho voluto raccontare l’intimità della musica ed il rapporto con il pubblico. Per esistere la musica deve avere un pubblico, altrimenti la musica non è viva. Penso che questo concetto vada applicato anche al cinema, senza il pubblico il cinema non esiste.
Il marito – interviene André Marcon – all’inizio è molto imbarazzato perchè Marguerite stona in pubblico. Ma con il passare del tempo, riscopre la bellezza dell’animo di sua moglie e se ne re-innamora anche se un pò in ritardo, come spesso capita a noi uomini.
Questo è il suo primo film in costume, che tipo di esperienza è stata?
Si è vero, è il primo film in costume che realizzo.
Quello che mi interessava, era il valore “atemporale” della storia. Sicuramente gli anni 20 del secolo scorso, sono un momento molto importante della nostra storia. Ho voluto dare un ruolo minimale ai costumi. In questo scenario, la voce di Marguerite doveva avere un ruolo di rottura. Non amo ricostruire nulla se non è presente l’anima dei personaggi e la loro storia sul set.
Tutti i personaggi sono ben delineati, anche i personaggi minori, come sono nate queste figure “secondarie”?
Curo molto tutti i personaggi dei miei film.
In questa pellicola volevo evocare il pericolo e la follia della bugia, volevo personaggi che davano verità alla storia che volevamo raccontare in Marguerite. Sono sempre felice di lavorare con attori che riescono a rappresentare bene le emozioni. Volevo personaggi che evocassero un mondo un po’ particolare, perchè come spettatore mi diverte trovarmi di fronte a personaggi veri ma allo stesso tempo particolari e caratteristici.