“Vengo dal Quebec, e il Quebec sta in Canada, questo è un fatto; qualunque siano le mie idee politiche, i miei film sono assolutamente Quebechiani, ma se dovessi vincere sarebbe una vittoria internazionale, non riguarda un paese o una provincia, o vecchi dilemmi che non fanno parte della mia generazione. Sarebbe solo un messaggio straordinario per le persone della mia età e della mia generazione”. È quello che ha risposto Xavier Dolan, 25 anni, a chi gli domandava in conferenza stampa a Cannes 2014, se un’eventuale vittoria del suo “Mommy” avrebbe potuto rappresentare una vittoria per il Quebec.
Il film dell’autore Canadese, è ambientato a Montreal e parla del rapporto tra una madre sola e il suo figlio adolescente dalle attitudini violente, un film radicatissimo nelle caratteristiche della provincia Quebechiana ma che non punta assolutamente ad approfondire questioni separatiste.
La protagonista di Mommy è Anne Dorvale, nella parte di Diane, una scrittrice che cerca di venir a patti con Steve (Antoine-Olivier Pilon), il figlio adolescente; una relazione distruttiva che fa parte di buona parte del cinema di Dolan, da I Killed My Mother, forse il titolo più vicino a questo, fino al recente Tom à la ferme, storia intrecciata di rapporti famigliari disfunzionali. Ma se “Killed My mother”, con cui giovanissimo vinse la Camera D’or aveva molti elementi autobiografici, “Mommy”, secondo quello che ha detto il regista Canadese in conferenza stampa, è molto diverso, anche se ha dichiarato “sono molto attratto dai personaggi femminili e sopratutto dalle madri; sono una persona ambiziosa e questo mi da la forza di rincorrere idee ambiziose, non ho paura di questo […] non ho paura di raccontare una storia e di crearla insieme a persone e personaggi che mi hanno ispirato […]”
Figlio di genitori separati, Dolan ha aggiunto: “in questo senso, la figura paterna non mi ha mai colpito molto, ho una relazione molto amichevole con mio padre, ma non è sempre stato così, perchè lo vedevo ogni week end quindi non l’ho mai conosciuto cosi bene da esserne ispirato. Per questo realizzo film dove la figura paterna è assente”
Il film è girato in formato “quadrato” ovvero un “aspect ratio” 1:1 e questo perchè “La visione dello spettatore non è così soggetta a distrazioni e la visione viene catturata dallo sguardo del personaggio. Naturalmente ci sono grandi possibilità di giocare con il linguaggio. Adieu au langage!”
Del resto Dolan cerca di controllare qualsiasi aspetto del suo film inclusa la cura dei costumi: “Spesso li si considera poco nei film e per me sono invece il primo contatto visivo con lo spettatore. Faccio semplicemente quello che mi piace fare, mi fermo soltanto quando non ho ben chiaro cosa sto facendo”
Un aspetto, quello della cura dei dettagli, che Suzanne Clement, una delle attrici del film, ha confermato: “Tutto è già scritto e perfettamente strutturato, anche la musica, ma durante il film c’è il piacere di lasciarsi andare, scene che diventano qualcosa di diverso perchè Xavier ci guida in un’altra direzione rispetto a quello che è già scritto, qualcosa di assolutamente inaspettato. Xavier conosce bene tutti i suoi personaggi, e diventa ciascuno di loro”
Ma quali sono i riferimenti cinematografici di Dolan? “Molto meno rispetto a quello che i critici mi attribuiscono. Uno dei miei eroi, quello a cui mi sento più vicino è sicuramente Gus Van Sant, i suoi film hanno una libertà formale incredibile, dove le digressioni sono in grado di creare emozioni” ma allo stesso tempo ha aggiunto di non essere “quel tipo di bambino che viene portato dai genitori a vedere i film di Bergman; ero un bimbo normale e mi piaceva Mrs Doubtfire, che mi fece molta impressione, e sopratutto il Titanic di James Cameron, che mi ha comunicato fede e follia per le idee ambiziose”
Tra i progetti futuri di Xavier Dolan, un film in lingua inglese intitolato “The Death and Life of John F. Donovan” insieme al regista Jacob Tierney.