La cinquantesima edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro diretta da Giovanni Spagnoletti mantiene salde le redini della scopertà, dei nuovi linguaggi e della sperimentazione, senza perdere colpi in freschezza e attenzione per la novità.
Sono tre le sezioni principali quest’anno, oltre la sezione Concorso-Premio Lino Miccichè; “Il mouse e la matita” mappatura vera e propria sull’animazione italiana, tra sperimentazione e produzioni più popolari riassume l’ultimo decennio, fino al digitale. I protagonisti saranno quelli della factory “Rainbow” di Iginio Straffi (Winx), una vera e propria eccellenza marchigiana che sarà celebrata insieme ad autori come Roberto Catani, Mara Cerri, Julia Gromskaya, Magda Guidi, Simone Massi, Beatrice Pucci, Gianluigi Toccafondo. Saranno quindi presentati più di cento lavori in totale tra lunghi e corti, videoclip e titoli di testa da film. Tra i lungometraggi: Pinocchio di Enzo D’Alò, L’arte della felicità di Alessandro Rak, Robin Hood di Mario Addis e Johan Padan a la descoverta de le Americhe di Giulio Cingoli. Oltre a questo una serie di anteprime assolute come Zero di Igor Imhoff, Festina lente di Alberto D’Amico, Pene e crudité di Mario Addis, Commonevo e Flussi di Basmati, L’esploratore di Fabio M. Iaquone, Jazz for a massacre di Leonardo Carrano, un nuovo episodio di Gino il Pollo di Andrea Zingoni e Latitude di Claudia Muratori.
Seconda sezione quella dedicata al focus sugli Stati Uniti che ha il compito di selezionare il cinema più indipendente degli ultimi quindici anni tra forme ibride, animazione, nuovi linguaggi e territori di confine tra finzione e documentario. Le opere selezionate, tra lunghi e corti, sono più di trenta, e tra queste l’animazione gotica di Consuming Spirits, realizzata dopo quindici anni di lavoro da Chris Sullivan; il lavoro del filmmaker italoamericano John Canemaker (John Cannizzaro Jr.), premio Oscar nel 2006 con il corto di animazione The Moon And The Son, The Great Flood di Bill Morrison, i ritratti dei grandi fotografi afroamericani in Through A Lens Darkly di Thomas Allen Harris, l’emergere delle periferie americane nel trittico The Suburban Trilogy di Abigail Child, il problema dell’identità post 9/11 come in The Time We Killed di Jennifer Reeves, la crisi dell’istituzione familiare in Pretend di Julie Talen e quella dei rapporti familiari nell’opera prima di un promettente figlio d’arte, Azazel Jacobs, in Momma’s Man. Nella selezione anche Francophrenia di James Franco e Ian Olds, e ancora opere di Ken Jacobs, James Benning, Marie Losier, Barbara Hammer, Jay Rosenblatt, John Gianvito, James Wentzy
Il Concorso-Premio Lino Micciché propone, come di consueto, al giudizio della Giuria professionale e a quella di giovani studenti, film provenienti dai punti caldi della produzione cinematografica mondiale. Tra i titoli selezionati, l’indiano Liar’s Dice di Geethu Mohandas, il cileno Raiz di Matías Rojas Valencia, il colombiano Tierra en la lengua di Rubén Mendoza, il franco-americano Swim Little Fish Swim di Lola Bessis e Ruben Amar, l’estone Free Range di Veiko Õunpuu, il curdo The Fall from Heaven di Ferit Karahan e I resti di Bisanzio di Carlo Michele Schirinzi.
Tra gli eventi speciali in Piazza ricordiamo il film collettivo I ponti di Sarajevo che dopo l’anteprima a Cannes sarà proiettato nella notte tra il 27 e il 28 giugno in concomitanza con la presentazione a Sarajevo e a distanza di cento anni esatti dall’attentato nella città bosniaca che ha dato inizio alla Prima guerra mondiale.
Terza sezione è quella dedicata al 28° Evento Speciale curato da Adriano Aprà, Bruno Torri e Vito Zagarrio, una celebrazione delle 50 edizioni della mostra con una retrospettiva, una tavola rotonda, e un omaggio a Lino Micciché che, insieme a Bruno Torri, ha fondato il Festival nel 1965, diventandone poi il direttore per 24 anni. Quindici titoli in edizione originale, scelti tra le opere più importanti presentate durante le prime dieci edizioni della Mostra pesarese, tra cui: Diamanti nella notte (Jan Nemec, 1965), Rysopis (Jerzy Skolimowsky, 1965), L’uomo non è un uccello (Dusan Makavejev, 1966), Made in USA (Jean-Luc Godard, 1967), Memorias del subdesarrollo (Tomas Gutierrez Alea, 1968), Satellite (Mario Schifano, 1968), Tropici (Gianni Amico, 1968), Notte e nebbia del Giappone (Nagisa Oshima, 1960), C’era una volta un merlo canterino (Otar Iosseliani, 1970, che verrà di persona a presentare il suo film) e El espiritu de la colmena (Victor Erice, 1973).
Nella tavola rotonda (a cura di Bruno Torri) si confronteranno figure storiche della Mostra e i nostri ospiti per fare il punto sull’idea di nuovo cinema tra passato, presente e futuro. Infine l’Omaggio a Lino Micciché si articola nella proiezione di cinque documentari da lui realizzati e una scelta delle sue apparizioni televisive più significative (in collaborazione con Rai Teche); sarà inoltre proposto il recente documentario di Francesco Micciché (curatore dell’omaggio): Lino Micciché, mio padre. Una visione del mondo.
E poi tanto altro ancora che il nostro spettatore scoprirà spigolando nel cartellone della manifestazione, per esempio cinque sono gli sguardi femminili dalla Russia tra fiction e documentario (Oksana Bychkova, Natalja Meschaninova, Natasha Merkulova, Elena Pogrebizhskaja) completato da un omaggio alla compianta Larisa Shepit’ko, una autrice molto amata dalla Mostra, con la proiezione dell’ultimo film da lei realizzato prima della prematura scomparsa nel 1979, L’ascesa (1977). Oppure il programma per i cinefili nottambuli che si danno appuntamento a Palazzo Gradari a mezzanotte con cinque serate curate da Antonio Pezzuto, tra cui quelle ormai tradizionali dedicate al LEMS (Laboratorio Elettronico per la Musica Sperimentale) e ai video internazionali del Festival francese “Signes de Nuit”.