venerdì, Novembre 22, 2024

Nicole Kidman su Grace di Monaco: ho cercato di rendere la sua essenza

La conferenza stampa pomeridiana al Festival di Cannes dedicata a Grace di Monaco, film d’apertura fuori concorso per l’edizione 2014, ha attivato alcune polemiche e una serie di domande a raffica, forse non del tutto pertinenti, che puntavano il dito sul modo in cui la Kidman ha interpretato Grace Kelly; le critiche hanno fatto il paio con le prime impressioni della famiglia reale di Monaco che aveva già bollato il trailer del film di Dahan come “una farsa”. Per la Kidman questo era del tutto ovvio, considerato che si tratta di “finzione, con licenza drammatica” aspetto che dovrebbe far capire una distanza necessaria dalla realtà drammatizzata che in termini espressivi, non conteneva nessuna intenzione farsesca o offensiva: “Posso capire la reazione dei figli se non hanno riconosciuto come veritieri Grace e il principe Ranieri, ma le nostre intenzioni erano del tutto oneste e non c’era nessun tipo di malizia nella drammatizzazione che abbiamo creato. Vorrei che capissero che la mia performance è stata curata e pensata con molto amore”
L’attrice Australiana ha anche aggiunto che si sente molto vicina alla principessa Grace: “non ho sposato un principe, ovvero, forse si. Un principe di campagna”, ha detto riferendosi ovviamente al marito Keith Urban.

Diretto da Olivier Dahan e scritto da Arash Amel, il film comincia poco dopo il matrimonio con il principe Ranieri III (Tim Roth) tracciando da subito le ragioni di una carriera abbandonata per dedicarsi al ruolo di madre e moglie. La preparazione che la Kidman ha affrontato per interpretare il suo ruolo si è basata sopratutto sullo studio dei movimenti attraverso film, footage documentale, con una particolare predilezione per “La finestra sul cortile” che ha definito come il film di Hitchcock che preferisce in assoluto. Un aspetto che aveva confermato anche nell’intervista per Canal+ contigua alla conferenza stampa,  dove ha parlato di Grace Kelly come di  “una figura iconica del cinema americano, conosciuta con i film di Hitchcock e attraverso i racconti di mia madre che mi parlava spesso di Grace, della sua eleganza, del suo modo di muoversi”

È sul rapporto tra amore e carriera che alcuni giornalisti si sono concentrati, ovvero capire se la Kidman, in una situazione come quella della Kelly, avrebbe optato per la carriera o per l’amore. In conferenza stampa Nicole Kidman ha risposto che quando ha vinto l’oscar, tornando a casa e trovandosi senza amore, ha sperimentato un senso profondissimo di solitudine, ma allo stesso tempo è consapevole del fatto che qualsiasi attore si sia dovuto confrontare con questa possibilità “non sai mai quello che potrebbe capitarti nella vita dal punto di vista fisico, della salute, della longevità. La gioia della mia vita personale in opposizione alla carriera è una questione che non cerco di pormi in questi termini, dal momento in cui il desiderio di recitare è qualcosa che scorre nelle mie vene e di cui ho assolutamente bisogno”

Prima di accettare il ruolo, la Kidman e Olivier Dahan si sono consultati a lungo su skype per capire come sarebbe stato il progetto: “mi sentivo molto a mio agio con Olivier, e mi premeva raccontargli alcune cose che mi riguardavano e il modo in cui avrei potuto rapportarmi al personaggio. Il film si concentra su una parte specifica della vita di Grace Kelly, ma quello a cui ero interessata, nell’ipotesi di doverla interpretare, era il lato umano, ovvero il fatto che fosse una madre e una moglie e che allo stesso tempo dovesse rinunciare alla carriera per questo”

Anche Olivier Dahan ha confermato questo approccio: “quello che cercavo si adattava perfettamente a Nicole e non sto parlando dell’aspetto fisico quanto di quello che appartiene al suo spirito, e su questo abbiamo trovato subito un accordo e una connessione molto forte”

La stessa Kidman, in conferenza stampa ha detto di aver evitato del tutto di scimmiottare movimenti e posture della Kelly, pur avendoli studiati a fondo: “volevo trovare la sua essenza, e in questo senso è stata una bellissima esperienza di vita che mi ha accompagnato per sei mesi”

Redazione IE Cinema
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