martedì, Novembre 5, 2024

Nuovissimo Cinema cileno: una riflessione a margine

Passare di stanza in stanza, ma come una bestia ferita e violenta, è quello che fa Alejandro (Alejandro Goic) in  Carne de perro ( 2012 ) di Fernando Guzzoni, una delle pellicole più dure, a tratti insostenibile, viste a Pesaro. La durezza dell’elemento politico, che mette in scena  il colpevole, non la vittima, si accresce nel constatare la ricerca  d’amore da parte di un uomo che è il prototipo dell’essere destinato al male ma, nello stesso tempo, condannato a soffrirne.

Ex torturatore di regime, Alejandro apparteneva a quella bassa manovalanza, la carne de perro, a cui i gradi alti affidavano i lavori più sporchi. Ora fa il tassista ed è tormentato da un male oscuro, un peso che lo divora e incanaglisce (anche per questa condizione psicologica di peso e sofferenza la lingua cilena usa la formula carne de perro).

Uomo incompleto, compare spesso solo di spalle o in profili tagliati da ombre nette, e frequentissimi  sono i close-up guidati con mano sapiente da Barbara Alvarez.
Alejandro Goic
, torturato ed esiliato realmente sotto la dittatura, mette a disposizione il suo corpo per incarnare il suo omonimo torturatore, in una prova attoriale densa e straordinariamente sofferta. Un’energia fatta di rabbia che esplode a tratti in violenza incontenibile e autolesionista lo porta a compiere gesti irreparabili, di cui soffrire ancora di più dopo, come uccidere il suo cane con un getto d’ acqua bollente.
Il film esplora l’impulso umano teso alla ricerca di pace con sè stessi e l’impossibilità di raggiungere lo scopo per una sorta di tragica e deterministica condanna alla violenza. Alejandro troverà una pace effimera solo nell’approdo ai ranghi di una nuova gerarchia, quella della Chiesa, che torna spesso in scena con funzioni religiose all’insegna dell’enfasi fanatica e predicatoria. E’ un uomo che si placa solo nell’obbedienza cieca, ora come allora.

Con Violeta se fue a los cielos, di prossima uscita nelle sale, Andrés Wood dedica alla vita ed alla musica di Violeta Parra un film commosso e intenso, già finalista agli Academy Awards nel 2012, interpretato da Francisca Gavilàn.

E’ il ritratto per immagini di una donna che ha scelto di morire perché l’amore, perché il canto, perché il corpo, perché la vita, perché tutto a volte sembra tradirti. Ma Violeta è fuggita veramente verso il cielo? Forse, non sappiamo se sia stato questo il suo ultimo pensiero. Scegliere di morire dopo aver ringraziato la vita di averle dato tanto non è una fuga, è chiudere con gesto lento una porta, è riconciliazione con sè stessi. Come Gloria, l’altra meravigliosa donna di questo giovanissimo e così maturo cinema cileno.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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