venerdì, Novembre 22, 2024

Rudolf Thome – Überall Blumen di Serpil Thuran – Berlinale 66: Forum

Annata magra per il cinema tedesco quella fotografata dalla 66. Berlinale. Be’, almeno c’è questo gioiellino nella sezione Forum, qualcosa di più del classico documentario sul vecchio regista crucco inattivo (destino capitato ad esempio a Roland Klick e Herbert Achternbusch). Serpil Thuran, protagonista del film simbolo della Berliner Schule (“Der schöne Tag”, 2001, di Thomas Arslan) nonché di “Pink” (2009, di Thome) si è messa alle calcagna del regista classe 1939 per tutto il 2014, filmandolo nella sua fattoria brandeburghese.

L’idea di partenza è documentare i primi passi del nuovo film di Thome (che per la cronaca si pronuncia tomé), da produrre via crowdfunding. Della serie che male c’è… pure Dario Argento s’è messo in internet col cappello in mano. Thome ama la rete, ha un blog che aggiorna personalmente caricando immagini della fattoria e scansioni dei suoi fogli scribacchiati, e comunica via skype con la figlia che studia a New York, sua complice ideale – ancorché riluttante – in questa nuova avventura produttiva a zero budget.

In attività dal 1964 ed eternamente condannato a passare in sordina, Rudolf Thome ha un tocco tra il rohmeriano e il rivettiano, che ha brillato a inizio carriera (“Detektive”, 1968, “Rote Sonne”, 1970, “Supergirl”, 1971) tornando brevemente in auge nei tardi anni Ottanta con “Tre donne, il sesso e Platone” (“Der Philosoph”, 1987). I suoi primi film un po’ nouvelle vague sono illuminati dalla presenza ribalda del protagonista Marquard Bohm, famoso anche per la sua collaborazione con Klick. Thome non gira dal 2011.

Visto che non si tratta di un film a soggetto, diciamocelo subito: il crowdfunding fallisce, e tutto quel che resta del progetto intitolato Überall Blumen (‘fiori dappertutto’) è proprio questo documentario, che peraltro non fa alcun accenno alla trama. A patto che – mise en abîme! – non coincida con quella del documentario, e che Thome non trasformi il vecchio Willy Steinhart della sceneggiatura inedita in se stesso. Come dimostra “Tagebuch” (1975), il regista sa stare anche davanti alla macchina da presa, coadiuvato da una fisionomia da atleta in formissima malgrado l’età.

Ecco quindi che un progetto potenzialmente barboso o inutilmente celebrativo diventa qualcos’altro: un film camuffato, una storia bucolica e internettiana, un ritratto sghembo e accattivante. Nell’ultima immagine, Thome annuncia di voler scrivere un’autobiografia. Speriamo invece che torni a far film, anche solo come attore.

Simone Aglan-Buttazzi
Simone Aglan-Buttazzi
Simone Aglan-Buttazzi è nato a Bologna nel 1976. Vive in Germania. Dal 2002 lavora in campo editoriale come traduttore (dal tedesco e dall'inglese). Studia polonistica alla Humboldt. Ha un blog intitolato Orecchie trovate nei prati

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