venerdì, Novembre 22, 2024

Kaze Tachinu di Hayao Miyazaki a Venezia 70: il commiato del grande regista Giapponese

La suggestione tematica del volo è stata una colonna portante dell’immaginario dello Studio Ghibli fin dal momento della sua fondazione, con la scelta da parte di Miyazaki di battezzare la sua creatura col nome di un bimotore italiano della Seconda Guerra Mondiale. Il cielo si è sempre configurato come l’elemento elettivo scelto dai protagonisti dell’epica miyazakiana: il rifugio dai dolori del passato per Porco Rosso e il suo biplano, habitat ed sostanza vitale per Nausicaa e per la civiltà di Laputa, laboratorio di sperimentazione verso la vita adulta per la streghetta Kiki, campo di battaglia inevitabile per lo stregone Howl.

A 72 anni e con 15 lungometraggi alle spalle, per la prima volta il grande animatore giapponese ci racconta la storia di un personaggio, realmente esistito, che non sfida direttamente le correnti ascensionali, ma si occupa di progettare i veicoli che porteranno altri personaggi ad raggiungere quote e paesaggi che gli sono preclusi. Immergendo sé stesso e il suo percorso nella biografia animata di Jiro Hirokishi, progettista giapponese che creò alla vigilia del Secondo Conflitto Mondiale  l’innovativo e iconico Mitsubishi Zero Fighter, Miyazaki compie un sofferto passo verso la terra ferma per distaccarsi già sullo schermo dagli splendidi sogni che ha progettato per noi nella sua carriera.

“Splendidi sogni” è la definizione usata per i propri aeroplani dal Conte Caproni, pioniere dell’aviazione italiana e protagonista dei sogni di Jiro, soffice e fertile terreno in cui Miyazaki confina l’elemento fantastico di Kaze Tachinu e la maggior parte delle fluide e cangianti trovate visive che ne contraddistinguono le illustrazioni. La scoperta e la meraviglia si defilano in un (pur ampio) cantuccio per lasciare spazio ai piu placidi ritmi del duro lavoro e dei brevi attimi di incantato sollievo concessi alla quotidianità. Hirokishi, impossibilitato a diventare pilota a causa della miopia, insegue la sua passione tra il Giappone e la Germania, dedicandosi anima e corpo al perfezionamento continuo di curve, tavole e illustrazioni capaci di sollevare la materia sulle ali del vento fino ad altezze e velocità mai raggiunte. Sarà ancora il vento a guidarlo tra le braccia di Hanoko, l’amore di una vita, mentre il soffio degli eventi e della storia glielo porterà via ed inquinare i suoi ideali con la macchia indelebile di aver armato una Guerra Mondiale. Il progettista, nonostante tutto, si guarderà indietro con orgoglio e senza rimpianti.

La vita di Hirokishi, oltre ad assegnare date e ancora bruciante sostanza al fantasma bellico che ha sempre infestato i suoi universi finzionali, concede a Miyazaki di sfogare la sua sterminata passione per l’aviazione in minuziose descrizioni ingegneristiche e riproduzioni di modelli sia esistenti e di fantasia. Nel consueto, splendente lavoro su paesaggi gonfi di pastelli, brillanti tinte unite, acquerelli e fluorescenze, sorprende notare concessioni alla computer grafica assai meno frenate del solito, che lasciano pensare ad una direzione più spregiudicata in questo senso per il futuro dello Studio Ghibli. Avvertendo ormai troppo forte il fischio del vento, il maestro dell’animazione orientale rilegge la sua vicenda con commosso trasporto e regala al Concorso un toccante e personalissimo lavoro di commiato, consegnando ufficialmente lo Studio Ghibli al figlio Goro e agli animatori che ha formato, come allievi e spettatori, attraverso la sua fondamentale, limpida e coraggiosa eredità artistica.

Alfonso Mastrantonio
Alfonso Mastrantonio
Alfonso Mastrantonio, prodotto dell'annata '85, scrive di cinema sul web dai tempi dei modem 56k. Nella vita si è messo in testa di fare cose che gli piacciano, quindi si è laureato in Linguaggi dei Media, specializzato in Cinema e crede ancora di poterci tirare fuori un lavoro. Vive a Milano, si occupa di nuovi media e, finchè lo fanno entrare, frequenta selezioni e giurie di festival cinematografici.

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