venerdì, Novembre 22, 2024

Sons of Anarchy – 2008-2014 – Serie TV

[La prima cosa che lessi di Emma Goldman non fu in un libro. Avevo sedici anni, facevo l’autostop al confine col Nevada. La citazione era scritta su un muro con la vernice rossa. Quando vidi quelle parole fu come se qualcuno me le avesse strappate da dentro la testa: “anarchia significa liberazione della mente umana dal dominio della religione, liberazione del corpo umano dal dominio della proprietà, liberazione dalle catene e dalle restrizioni del governo. Significa un ordine sociale basato sulla libera associazione degli individui.” Il concetto era puro, semplice, vero. Fu un’ispirazione, accese un fuoco dentro di me. Ma alla fine imparai la lezione che avevano imparato la Goldman, Proudhon e gli altri, e cioè che la vera libertà richiede sacrificio e dolore. Le persone pensano solo di volere la libertà, in realtà agognano la schiavitù dell’ordine sociale, leggi rigide, materialismo. L’unica libertà che l’uomo desidera è la libertà di stare bene.]
Jackson “Jax” Teller

Anarchia nell’accezione più vera, cruda ed estrema del termine; libertà che sfonda ogni tipo di barriera nella ricerca affannosa e disperata di se stessi all’interno di un universo vissuto ai margini della società, ai confini della legalità. È in quest’idea così centrata, in cui archetipo e realtà si fondono e si confondono, che va inglobata tutta la potenza semantica della serie Sons Of Anarchy.

In una cornice che fa del realismo pungente e brutale, dei temi forti e della violenza senza filtro alcuno il centro nevralgico dell’intero plot narrativo, s’incanalano le storie illecite, ambientate nella cittadina, tanto irreale quanto crudele, di Charming in California, del club di bikers SAMCRO (Sons of Anarchy Motorcycle Club Redwood Original).

La complessità degli intrecci creata da Kurt Sutter – già produttore, autore e regista di The Shield – si muove tra l’oscurità esplicita dell’intreccio narrativo e l’incontro/scontro tra le difficili anime dei vari personaggi, superando la semplice struttura binaria della lotta tra bande per divenire tragedia classica, dramma shakespeariano in cui il protagonista è figlio di un conflitto interiore, di una lotta interna, di un dilemma esistenziale e sociale che scivola tra le strade polverose macchiate di sangue.

La stessa struttura della serie richiama liberamente all’Amleto di Shakespeare, a partire dai legami familiari che si sviluppano nella figura di un “figlio/principe ereditario” Jax, di una “madre/regina” enigmatica e pronta a tutto come Gemma, di un “patrigno/nuovo capo del club” Clay e di un “padre/re” defunto, mentre Tara, in questa rappresentazione epica, funge da anti-Ofelia forte e indipendente.

Passando per i flussi di coscienza solitari del protagonista e rivissuti spesso attraverso le parole scritte dallo “spettro” del padre in un diario, si approda poi alle tematiche più pregnanti prese in prestito dall’opera. Anche in Sons Of Anarchy infatti il tema della vendetta, quella atta a difendere la famiglia, biologica o motociclistica poco importa, è densa di significati, così come lo è l’immagine della morte, quella delle persone più care, intesa durante tutto l’arco della serie come un’entità di rottura che porta con sé sempre ulteriori conseguenze.

I punti di forza di SOA sono altresì molteplici e prendono vita, stagione dopo stagione, dalla potenza delle immagini, da una fotografia sporca e vissuta, dall’inaspettata complessità dei personaggi, dai colpi di scena disseminati un po’ ovunque così imprevedibili e incisivi da spiazzare lo spettatore, dalla bravura di tutto il cast e da una splendida colonna sonora dallo spirito rock ben integrata nelle sequenze della serie quasi a creare, in alcuni casi, veri e propri frammenti visionari vicini al formato videoclip e del tutto autonomi.

Se nella prima stagione si parte un po’ in sordina e i personaggi prendono via via corpo, è in quelle successive che l’anima vera e nera della serie, fatta di fascino, sadismo, crudeltà, ma anche di solitaria malinconia e tristezza interiore, prende il sopravvento con forza dirompente, assieme al seme della tragedia insito in tutti gli episodi e che a partire dalla quarta stagione diventerà sempre più nitido.

Non da ultimo va sottolineato il forte simbolismo nascosto tra le immagini, come quello celato nei corvi che segnano l’inizio e la fine, uguali nella chiusura di un cerchio, di un percorso e nella figura della barbona, che compare spesso all’interno degli episodi dell’intera serie come presenza figurativa nei momenti di disorientamento esistenziale di Gemma e Jax. Una figura che si apre a più interpretazioni, da spirito della morte a profeta di un sacrificio che vive nel pane e nel vino, nel sangue e nel corpo del protagonista, a emblema dell’anarchia e del suo caos.

Sons Of Anarchy è la rappresentazione di un mondo criminale che, tra luci e ombre, menzogne e verità, e nella lotta interna tra amore, amicizia e onore, scava a fondo nel cuore e nella mente dei suoi personaggi, per restituire la complessità di alcuni eroi moderni spesso difficili da condannare. È l’effige di un uomo che deve trovare la sua redenzione offrendosi alle fiamme della sua stessa esistenza, immolandosi, rimanendo fedele a se stesso, per quella libertà anarchica e pura che è dolore purpureo che cola sull’asfalto.

Ida Stamile
Ida Stamile
Ida Stamile, classe 1984, nel 2006 consegue una Laurea di primo livello in “Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo” e nel 2009 una Laurea Magistrale in “Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale”. È una giornalista e videomaker. Oltre che per indie-eye scrive di cinema e di musica da diversi anni per numerose testate e si occupa anche di ufficio stampa

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