La diseguaglianza e l’ingiustizia sono il propellente più perverso per l’insoddisfazione e lo stress delle persone. Questo può causare improvvise esplosioni di violenza e “Storie Pazzesche” racconta proprio di persone al limite. Vulnerabili di fronte ad una realtà che cambia repentinamente, i personaggi del film dell’argentino Damiàn Szifron abitano quel confine sottile tra civiltà e barbarie. Un tradimento, il ritorno verso un passato represso e da dimenticare, la violenza negli incontri di tutti i giorni che porta verso la pazzia; il piacere di perdere il controllo in sei storie interconnesse.
“ho cominciato a scrivere queste storie” ha detto Szifron “proprio in un momento di frustrazione mentre era difficile per me portare avanti altri progetti a cui stavo lavorando, quando ho messo insieme questi racconti mi sono accorto che c’era un filo rosso che li legava coerentemente, erano tutti collegati all’idea di catarsi, vendetta e distruzione. Il piacere innegabile di perdere il controllo”
Un’energia fortissima e dirompente quella di questo film controverso, un’urgenza espressiva che è prima di tutto urgenza creativa ma che descrive i confini del capitalismo occidentale come quelli che delineano “una gabbia trasparente che riduce la nostra sensibilità distorcendo i rapporti che abbiamo con gli altri“. “Storie Pazzesche” presenta quindi un gruppo di persone che vivono in questa gabbia senza rendersi conto di esserci dentro fino al collo.
A chi chiede a Szifron se sia un cineasta arrabbiato, il regista argentino risponde che “la funzione di un autore è anche quella di essere occhio critico della realtà che lo circonda, e quando uso la parola realtà per me ha valore in termini socio politici. Io sono un umanista, mi piace quello che l’uomo può produrre quando ha la libertà di farlo, ma al contrario, l’uomo è trasformato in un prigioniero ed è esposto a stimoli negativi ogni giorno; questo ovviamente non mi piace”
Tutte le “Storie Pazzesche” vengono da un’elaborazione di esperienze dirette, alcune personali altre legate ad amici e parenti di Szifron. L’immaginazione ha consentito uno sviluppo ulteriore di questa dinamica, e ha riavvicinato il regista argentino al gusto per l’architettura del racconto e delle storie brevi “le amazing stories di Spielberg, le Nine Stories di Salinger, i racconti dei maestri del terrore, sono tutte fonti che ho utilizzato per corroborare la mia ispirazione“. Szifron è un cinefilo accanito, e questo influisce certamente sul risultato di “Storie Pazzesche” “vedo film fin dalla mia prima infanzia, grazie a mio padre; la prima immagine che ricordo in assoluto è quella di Superman, il cinema mi piace molto da sempre con una predilezione per quello di genere. Per me registrare la realtà non ha semplicemente a che fare con il realismo, ma con quello che pensiamo sia lo stesso realismo. Registrare significa catturare quello che pensiamo di vedere”
Le storie che Szifron ha ideato per il film, inizialmente erano molte di più, erano circa 12: “alla fine ne ho scelte sei in base alla combinazione che avevano, ed erano le più selvagge, con queste volevo creare un mondo, basato sugli eventi che osservo ogni giorno. Mi interessa l’influenza del contesto, la società che ci chiede di produrre e di diventare allo stesso tempo consumatori e tutta l’enorme pressione che ne consegue, ma se qualcuno mi chiede se ci sono relazioni dirette con la situazione attuale dell’Argentina, direi che non è necessariamente cosi; sono un regista, sono abbastanza fortunato a potermi esprimere con questi mezzi buttando fuori quello che mi provoca ansia. Altre persone non hanno questa opportunità, molti hanno un lavoro difficile e devono confrontarsi con situazioni pesantissime ogni giorno. Ci sono molte vittime in questo sistema. L’uomo è amore ma anche perversione; se qualcuno ti supera ad altissima velocità in modo tracotante sulla strada, potresti avere il desiderio di ucciderlo, ecco il film ti consente di fare questo. Non è quindi un ritratto realistico, ma spinge al massimo le sensazioni e le reazioni che questa società può provocare”
Szifron è nato nel 1975 in Argentina nella provincia di Buenos Aires, dopo aver studiato cinema a vari livelli, dal 2002 al 2003 ha diretto due stagioni di una serie televisiva di grande successo nel suo paese, intitolata Los Simuladores. Il suo primo film intitolato “The Bottom of the sea” è sempre del 2003 e viene presentato in anteprima al festival di Mar De La plata, commedia nera che vince anche il premio FIPRESCI, più una serie di altri premi. Il secondo lavoro è del 2005 ed è un’altra commedia, intitolata “Tiempo de valientes” mentre nel 2006 torna alla televisione con la serie “Hermanos & Detectives“. Nel 2008 fonda la sua casa di produzione chiamata “Big Bang” con la quale produce fiction per la televisione e questo nuovo “Storie Pazzesche”, a cui seguiranno altri progetti, tra cui un western girato in lingua inglese.