giovedì, Dicembre 26, 2024

The Last Witch Hunter – l’ultimo cacciatore di streghe di Breck Eisner: la recensione

Scritto da Cory Goodman, lo sceneggiatore di Priest già al lavoro per il prossimo Underworld e dalla coppia Sazama/Sharpless, precedentemente insieme per Dracula Untold, il nuovo film diretto da Breck Eisner ha qualcosa dell’atmosfera oscura che si respirava nel suo The Crazies, il remake del capolavoro di G. A. Romero girato nel 2010. In realtà The last Witch Hunter attinge molto di più da titoli come Underworld o dallo spirito fantasy di Dungeons and Dragons declinato in versione Dark come accadeva nel più recente Seventh Son di Sergej Vladimirovič Bodrov, ma al netto di rune, mondi sotterranei, segreti ecclesiastici e citazioni che da Highlander arrivano fino a Blade, il ghigno guerrafondaio di Vin Diesel consente di uscire incolumi dai pasticci alla Dan Brown per alimentare un delirante tour de force visionario che punta in modo del tutto chiaro a giocare con le ossessioni apocalittiche scatenate dall’avanzare dello Stato Islamico.

Il cuore nero e pulsante della strega regina (Julie Engelbrecht) artefice della maledizione ai danni di Kaulder, guerriero medievale devoto alla crociata contro il male con il giogo della vita eterna, diventa il tramite tra oscurità e luce allo scopo di mantenere la pace sulla terra. Tutte le funzioni magiche vengono tenute sotto controllo alimentando un mondo clandestino che si limita a penetrare il tessuto urbano attraverso le attività più comuni, dalle pasticcerie al bar gestito da Chloe (Rose Leslie) che ha tutta l’aria di un bizzarro coffee shop. Eisner e i suoi sceneggiatori insistono molto su queste compresenze, relegando quello che rimane della pratica magica in un territorio di emarginazione oppure nei luoghi dell’upper class, tanto che uno dei dialoghi più gustosi tra Vin Diesel e la Leslie definisce un confine tra guerra giusta e razzismo fino a ricordare gli eventi di Salem come un gravissimo errore. Certamente niente di nuovo per quanto riguarda il doppio volto del potere ecclesiastico tanto che a un certo punto il corpo di Michael Caine in via di decomposizione e con i segni della bestia sul corpo fa pensare a quello dell’alto prelato che apre Prince of Darkness di Carpenter, così come i numerosi “street schizo” che si annidano nelle zone più degradate di New York, tra estetica punk, immaginario fantasy e il buon Alice Cooper.
Quando il tradimento del bene diventa esplicito, l’antro sotterraneo garantito da un consiglio delle streghe con funzioni non così distanti da quelle di un organizzazione intergovernativa, rivelerà un mondo di prigionieri pronto a scatenarsi nuovamente nel mondo civile avvolgendo la città americana in una nuvola densa e oscura fatta di insetti.

Sottotesti evidenti che garantiscono un sanissimo divertimento come accadeva, con le dovute differenze, nel mondo immaginale di John Milius così vicino al sistema nervoso di quello politico statunitense, qui scaltramente aggiornato con quel pizzico di consapevolezza che individua il male come diretta emanazione del bene al potere.
Eisner convince quando lavora sulle sovrapposizioni visive, elaborando mondi fantastici dentro i vicoli della città e improvvisamente svuotandoli di quell’aura. Tra tutte, le sequenze più potenti sono quelle del bambino attratto dalle caramelle, delle luci che si schiantano nell’appartamento di Chloe e di tutti gli spazi che improvvisamente rivelano un doppio livello della visione, creando un contrasto suggestivo tra realtà urbana e trasfigurazione fantastica. Per il resto Eisner pasticcia con i generi e li mette insieme senza prendere una direzione definitiva, tanto che Vin Diesel sembra vivere di rendita sui modi di Richard B. Riddick e sui toni di Dominic Toretto senza accendere la miccia.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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