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The look of silence di Joshua Oppenheimer la conferenza stampa a Venezia 71

The look of silence, Venezia 71 il grande silenzio Foto di Alessandro Allori

“Immergere lo spettatore nel silenzio provato dai sopravvissuti, costretti a vivere a fianco dei carnefici che hanno massacrato i loro familiari” – così Joshua Oppenheimer – (regista di The Look of Silence) – spiega la finalità del suo secondo documentario dedicato ai crimini perpetrati dagli squadroni della morte, durante la grande purga Indonesiana anticomunista  del 1965. Il documentario ci racconta la storia di Adi Rukun che decide di incontrare alcuni dei capi degli squadroni della morte responsabili dell’uccisione e della tortura del proprio fratello assassinato nel 1965.

Nei titoli di coda di questo documentario, molti nomi vengono mantenuti anonimi, è stato pericoloso girare questo film?
Assolutamente si.  Abbiamo scelto di mantenere anonima tutta la troupe – racconta Oppenheimer – per non esporla a ritorsioni. La stessa famiglia di Adi Rukun (il protagonista del documentario) ha dovuto spostarsi a migliaia di km dal proprio villaggio di origine, perchè circondata dai carnefici e dai responsabili della morte di Ramli (il fratello di Adi Rukun).

Lei può tornare in Indonesia?
Dopo il mio primo film sui crimini della giunta militare (The Act of killing documentario prodotto da Werner Herzog ed Errol Morris) non sono persona gradita in Indonesia. Ho incontrato Adi Rukan oltre 10 anni fa, suo fratello è stato ucciso nel villaggio dove era nato e cresciuto, ci sono testimoni che sono stati costantemente minacciati dai militari. E’ importante parlare di questa terribile pagina della storia per ripristinare la realtà dei fatti, spezzando la paura e il silenzio che ancora oggi pesano come un macigno sull’Indonesia. In tutti e due i film le persone interpretano se stesse e parlano di una vicenda su cui il regime ha fatto cadere un vuoto assoluto, negando i fatti e mistificandoli. Il nostro obiettivo è quello di entrare nel vuoto generato dalle bugie della giunta militare e far parlare le persone riportando la realtà dei fatti, senza veli, in modo naturale, senza negare o mentire sulle terribili vicende che sono successe.

Qual’è l’obiettivo di questo film?
Il nostro obiettivo è che tante persone vedano questo film, e che “The Look of Silence” contribuisca ad aprire un dibattito sul genocidio in Indonesia. Entrambi i film hanno questa finalità e pensiamo di essere riusciti nell’intento di squarciare un velo su queste terribili vicende e di rappresentarle nella giusta luce. Nei volti dei criminali che parlano nel film, a volte, vedo la paura di riconoscere i loro sbagli, la paura di convivere con se stessi e di non perdonarsi la partecipazione ad un periodo di follia politica collettiva che ha partorito così tanta sofferenza e così tanti morti. Nel film vogliamo mostrare questa follia per cercare di combatterla e contribuire al ripristino della verità dei fatti.

“Volevo solo che chi ha ucciso mio fratello ammettesse di averlo fatto e di aver sbagliato” – così Adi Rukan racconta lo spirito con cui ha accettato di voler incontrare i carnefici di suo fratello.

The Look of Silence di Joshua Oppenheimer – Danimarca, Finlandia, Indonesia, Norvegia, Gran Bretagna, 98′

Sinossi:
The Look of Silence è un documentario che racconta le vicende di un uomo (Adi Rukun) e della sua decisione di incontrare gli assassini responsabili della morte del fratello, una delle tante vittime della repressione anticomunista operata dalla giunta militare indonesiana negli anni ’60. Il film è di fatto il seguito di The act of killing, il primo documentario realizzato da  Oppenheimer ad essere dedicato al genocidio Indonesiano.

Foto di Alessandro Allori

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