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The Revenant OST di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto: la recensione

Ritorna Alejandro González Iñárritu, dopo gli oscar dell’anno scorso per “Birdman” con il suo nuovo film “Revenant – Redivivo”, dove oltre alla regia firma anche la sceneggiatura insieme a Mark L. Smith, traendo ispirazione dal romanzo omonimo di Michael Punke uscito nel 2003.

Ritorna Leonardo DiCaprio, qui attore protagonista nel ruolo di Hugh Glass, trapper che durante una battuta di caccia in un innevato Nord Dakota viene creduto morto e abbandonato dai suoi compagni dopo essere stato attaccato da un grizzly. La morte del figlio e il rancore verso i suoi compari di spedizione lo portano ad attraversare migliaia di chilometri, addentrandosi in un ambiente desolato ed inospitale che lo accompagna nella sua personale discesa agli inferi, mosso dal puro e semplice desiderio di vendetta. La vicenda, che si basa su fatti realmente accaduti, è stata raccontata anche in “Uomo bianco, va col tuo dio!” film del 1971 con Richard Harris e diretto da Richard C. Sarafian.

Ritorna anche Ryuichi Sakamoto, dopo la pausa forzata dovuta al cancro alla gola che l’ha tenuto lontano dagli studi di registrazione dall’estate dello scorso anno. L’ex leader della Yellow Magic Orchestra era già al lavoro su alcune colonne sonore quando la malattia lo ha colto all’improvviso, tra queste “Haha to Kuraseba” (“Living With My Mother” il titolo internazionale) per il regista giapponese  Yoji Yamada , ma considerato il rapporto e l’ammirazione che intercorre fra lui ed Iñárritu sin dai tempi di “Babel” il compositore ha deciso di collaborare senza alcuna riserva alla colonna sonora per  “The Revenant”. Ad aiutarlo un altro compagno di lunga data nell’esplorazione sonora minimale: il tedesco Carsten Nicolai, meglio conosciuto come Alva Noto. Della partita è anche Bryce Dessner, componente dei The National che ha lavorato fra gli altri con i Kronos Quartet, qui in veste di musicista aggiunto e che firma quattro brani insieme ai due compositori principali più due completamente a suo nome.

Vedere affiancati i nomi di Sakamoto e Noto non può che far venire in mente la serie di lavori usciti fra il 2002 e il 2011 sotto la sigla “Virus”, costituita dai quattro album: “Vrioon”, “Insen”, “utp” realizzati insieme all’Ensemble Modern, oltre a “Summvs” e all’EP “Revep”. Lavori che al tempo fecero molto parlare di sé grazie alla certosina costruzione sonora minimal e glitch, dove sulle architetture elettroniche di Alva Noto, Sakamoto sviluppava un lavoro di natura prettamente melodica.

Con un balzo temporale di cinque anni, il lavoro svolto dai due per la colonna sonora di “The Revenant” riecheggia e rievoca quelle sonorità: anche questo un ritorno ma, considerata la tipologia del progetto e il coinvolgimento collaterale di Dessner, anche un’espansione delle possibilità sonore offerte dai lavori sopra citati e una variazione in chiave molto più tragica della filosofia musicale del duo.

A titolo di esempio basti prendere il primo ed ultimo brano: il tema principale del film firmato dal solo Sakamoto e la sua rielaborazione da parte di Alva Noto. Ci troviamo di fronte a due specchi che giocano a riflettersi l’uno nell’altro all’infinito, alpha e omega di un andamento che è profondamente e costitutivamente cinematico. Entrambe le composizioni fanno della profondità e degli squarci sonici le caratteristiche principali, e dove Sakamoto con i synth e l’orchestra di venticinque elementi nota come Stargaze, lavora sulla melodia con il consueto gusto che gli consente di stare a metà fra oriente e occidente, Alva Noto invece con laptop e pc fa riaffiorare dalla struttura melodica tutti gli elementi del suono che si legano quasi empiricamente ai fenomeni della natura, rimanendo a metà tra descrizione dell’ambiente e musica acusmatica, documentazione e astrazione.

Il binomio è evidente anche nelle due sorelle “First Dream” e “Second Dream”: un delicatissimo violoncello nel primo brano e un tappeto di synth nel secondo tracciano una linea di confine sfumata fra terra e cielo, permettendo all’ascoltatore  di muoversi tra paesaggio e rumori lontani.

Il rumore bianco che Noto inserisce nei due pezzi di volta in volta svolge la funzione di traghettare chi ascolta tra sonno e veglia. La tensione, un’oscura disfatta, la perdita e la rassegnazione dominano l’andamento delle composizioni dall’inizio alla fine: non c’è rilascio e sublimazione, né grossi sbalzi improvvisi di atmosfera, tutto sembra già deciso, come nella lotta di Hugh Glass contro una natura indifferente, dio invisibile e spietato.

Gli unici momenti più concitati sono “Final Fight”, composta da Sakamoto insieme a Dessner, e la meravigliosa “Cat And Mouse”, firmata invece da tutti e tre, dove percussioni e archi si rincorrono esplicitando una tensione che rimane sottesa in tutti gli altri brani.

Una tensione che non riguarda quindi la qualità sonora, quanto la relazione tra pieno e vuoto e tutte quelle attese che preparano il terreno alle sonorità successive, destabilizzando l’ascolto, vero punto di forza della colonna sonora.

Siamo di fronte ad un’opera di classe, affascinante, assolutamente al livello dei nomi coinvolti e capace di esistere indipendentemente dalle singole scene del film.

Fa piacere quindi sapere che The Revenant è tra le colonne sonore candidate ai Golden Globe insieme a “The Hateful Eight” di Ennio Morricone e alla colonna sonora di  Carol, scritta da Carter Burwell per il film di Todd Haynes

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