domenica, Dicembre 22, 2024

The Sea of Trees di Gus Van Sant: l’incontro con il cast e il regista a Cannes 2015

Gus Van Sant torna dietro la macchina da presa con “The Sea of Trees” in concorso a Cannes 2015, il film si muove intorno alla natura distruttiva e allo stesso tempo riparatrice dell’amore. Ed è un viaggio d’amore e di perdita quello di Arthur Brennan (Matthew McConaughey) verso la foresta di Aokighara in giappone, situata ai piedi del monte Fuji e nota per essere chiamata anche la foresta dei suicidi, dove molte persone si sono recate per porre fine alla propria vita.
Arthur entra nella fitta foresta, perde se stesso in quello che sembra il posto ideale per morire e incontra Takumi Nakamura (Ken Watanabe) un uomo giapponese anche lui nel pieno di una crisi profonda. Incapace di lasciarlo da solo, Arthur impiegherà tutte le sue forze per salvarlo, sarà un viaggio di confronto e sopravvivenza, e che spingerà lo stesso Arthur nuovamente verso la vita per ricongiungersi con sua moglie Joan (Naomi Watts)

L’idea del film ha avuto origine dalla foresta di Aokighara “un ambiente così intenso – ha detto Gus Van Sant in conferenza stampa – da diventare essa stessa un personaggio della vicenda.”

Un posto ideale dove morire, è stato rimarcato durante l’incontro con i giornalisti, tanto che il mood sembra oscillare tra un horror e un film psicologico: “mi sono piaciuti molto gli aspetti spaventosi della sceneggiatura – ha detto Van Sant – e c’era un equilibrio da mantenere di cui abbiamo spesso discusso in sede di lavorazione, ovvero che tipo di atmosfera e in quale grado bilanciarla anche con l’utilizzo della colonna sonora, ed è un aspetto che lo sceneggiatore e il produttore hanno forse considerato nella direzione di un horror, ma di fatto questo film non è un film horror.”

Un equilibrio che può essere anche osservato da due punti di vista, quello del dramma sociale e del dramma spirituale, in questo senso Matthew McConaughey ha detto che questi elementi sono evidenziati rispettivamente dagli aspetti concreti della storia d’amore tra Joan e Arthur, e nel percorso che Arthur farà all’interno della foresta, incontrando Takumi e affrontando quindi un viaggio di qualità spirituale.

È una storia d’amore tragica – ha detto Naomi Watts – ma che ho sentito come assolutamente vera e universale. L’amore è presente, è puro, ma non va mai in sincrono con le vite dei due personaggi, perché ci sono una serie di aspetti pratici che prendono campo in tutte le relazioni, come affrontare le difficoltà della vita di tutti i giorni, un contrasto reso flagrante dall’infelicità di Joan che non riesce a realizzare quello che vorrebbe, mentre lui sembra forse felice rispetto a quello che fa. Quando arrivano a considerare un superamento di questi problemi lasciandosi tutto alle spalle, questa consapevolezza arriva troppo tardi. L’esplorazione della morte diventa quindi un buon modo per raccontare una storia, perché è un aspetto che ci coinvolge tutti anche nella comprensione del tempo presente

Basato sulla sceneggiatura di Chris Sparling, scritta qualche anno fa su stimolo del produttore Gil Netter (Life of Pi, The Blindside) e poi parcheggiata per molto tempo nella blacklist delle sceneggiature Hollywoodiane, il film è prodotto da Ken Kao (Knight of Cups, Rampart)

Nelle note stampa del film, McConaughey spiega la molteplicità di significati che il film secondo lui dischiude: “The Sea of Trees racconta in qualche modo qualcosa che alternativamente potremmo definire come spirituale, oppure come una cosa che ha a che fare con Dio, con la reincarnazione, con il purgatorio, ma non c’è un messaggio così netto se non in una direzione poetica che consente a tutti di lasciare la sala dopo la visione con la propria interpretazione, come per esempio valutare se Takumi è il mio spirito, o quello di Joan, se la foresta sia un luogo reale oppure esistenziale. Per ottenere la salvezza, devi passare da una forma di desolazione e di annullamento, in questo senso The Sea of trees è una storia di sopravvivenza

McConaughey ha ribadito questo concetto in conferenza stampa, raccontando come il film secondo lui, sia l’equivalente di un viaggio soprannaturale attraverso il purgatorio, dove è necessario affrontare la morte e guardarla in faccia per ritrovare la vita: ” è un film assolutamente per la vita, è un percorso duro, che estende l’annullamento

In questo senso, ha anche affermato di simpatizzare con il personaggio per la sua graduale evoluzione rispetto all’impotenza del pensiero razionalista, che non è in grado di spiegare un certo tipo di eventi: ” Io apprezzo entrambe le prospettive, amo la scienza e la logica ma credo a questa vita anche da un punto di vista spirituale. So benissimo che ci sono delle cose che sono completamente fuori dal mio controllo e so benissimo di non aver scritto il destino della mia vita. Ogni giorno vedo e osservo cose che non provengono da mano umana e che non hanno alcuna spiegazione logica. Questo elemento soprannaturale, per me è Dio

A chi ha sottolineato l’accoglienza durissima che il film ha ricevuto dalla stampa dopo la proiezione per gli addetti ai lavori a Cannes, dove si sono susseguiti i soliti fischi di disapprovazione da parte dei consueti “giornalai” il cui mestiere è ormai sempre più vicino ai peggiori fascisti da stadio, McConaughey ha risposto in modo lapidario che ognuno ha il diritto di approvare o disapprovare un’opera come meglio crede.

Van Sant stesso, dopo una domanda che lo sollecitava sulla presenza di culture spirituali diverse all’interno del film, sembrava propenso all’idea che un pubblico asiatico avrebbe risposto in modo molto diverso al film.

The sea of trees è stato girato nel Massachussets nel luglio del 2014, con alcune immagini aggiuntive filmate nella regione del Kanto in Giappone e qualche immagine presa dalla vera e propria foresta di Aokigahara.

Redazione IE Cinema
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