They Have Escaped è una fuga dalle sbarre che ogni giorno ci circondano, un ritorno alle origini verso una natura aspra e selvaggi, dove la sola via è quella survivalista.
Ciò che si instaura tra Joni e Raia è una danza romantica e irruenta tra due animali selvatici curiosi di scoprire cosa l’altro ha in serbo; tra desiderio e timore i due supereranno le iniziali diffidenze reciproche. Le sbarre fisiche e ideali da cui rifuggono sono una presenza costante per tutta la durata del film senza che si intraveda liberazione o lieto fine per i due, che conosciutisi in un centro di recupero e determinati a scapparne, hanno scelto la via d’uscita apparentemente più semplice: una fuga in auto a tutta velocità con l‘intento di lasciarsi alle spalle ogni cosa, mentre continua ad esser difficile per loro riuscire a liberarsi dei fantasmi che li perseguitano: per Raia questi si identificano in una famiglia assente e senza gli strumenti per prendersi cura della propria prole, aspetto che accende la ribellione nella ragazza; per Joni, che è invece un ragazzo tranquillo che soffre di dislessia presentatosi al centro di recupero per svolgere un lavoro come tuttofare, il tormento coincide con la derisione che subisce da parte di tutti.
La fuga viene descritta con un metodo antinaturalistico, la parola scompare e si da spazio ad immagini sensoriali, virate rosso sangue e legate sia alle sensazioni interiori dei ragazzi, sia ad una dimensione onirica che si interseca con gli eventi. Sperimentalismo visivo quindi, con ampio spazio per la libera interpretazione dello spettatore e con una tendenza rituale che cerca di mettere insieme immagini psicotrope con la forza sacra della natura, basta pensare alla sequenza in cui i due ragazzi dopo un trip, si trovano nudi nel bosco, mentre indossano pellicce di animali cacciati, inizio di una parabola discendente dove ogni regola viene infranta. Joni e Raia non riescono più a contenere il loro bisogno di evasione, ed è proprio allora che le scelte da loro compiute hanno delle conseguenze: la violazione di una proprietà privata e la cattura da parte di un misterioso gruppo di uomini incappucciati li porterà nuovamente dietro le sbarre. Una punizione senza pietà per aver tentato di liberarsi dalle imposizioni; quando i suoi nuovi aguzzini le getteranno addosso del sangue animale, il segno più brutale della negazione di quella libertà e di una comunione tra uomo e natura sarà chiarissimo. Film molto simbolico, arricchito dal lavoro di Pietari Peltola, i cui effetti visivi rendono la pellicola sbilanciata dalla parte di una dimensione visionaria e onirica, le intenzioni sembrano quelle di creare un forte contrasto tra l’austera bellezza del paesaggio finlandese e un’oscura cupezza che confina con l’horror.