giovedì, Dicembre 19, 2024

Timbuktu di Abderrahmane Sissako: non rimaniamo indifferenti all’orrore

Abderrahmane Sissako è scoppiato in lacrime durante la conferenza stampa dedicata al suo film. Timbuktu, presentato in concorso a Cannes 2014 è un toccante racconto che si svolge intorno ai fatti che hanno portato all’occupazione jihadista nel nord del Mali durante il 2012, dove migliaia di famiglie sono state distrutte dalla forma più estrema e distorta dell’estremismo Islamico. Mentre piangeva, Sissako ha detto che è sempre più difficile, perchè se non stiamo attenti e non ci preoccupiamo degli altri “rischiamo di diventare indifferenti agli orrori che ci circondano”

Per Sissako non è la prima volta a Cannes, ha presentato ben tre titoli al Festival ed è stato membro della giuria nel 2007, ma Timbuktu è il suo primo film inserito nel concorso ufficiale. Le tradizioni del Mali e della città di Timbuctù, ricche e piene di umanità, già esplorate in un film come Bamako, sono uno degli obiettivi di Sissako, il ritratto di una cultura calpestata dai fanatici jihadisti dove i piaceri più semplici come la musica o il gioco del calcio, vengono vietati e dove la lapidazione per adulterio viene perpetrata senza alcuna pietà, “perchè la tradizione islamica che appartiene al Mali, quella più tollerante e benevola” viene cosi spazzata via da un gruppo di estremisti che porta le armi nelle moschee. Uomini crudeli, violenti, “schiavi della tecnologia e dei beni di consumo come cellulari, automobili, videocamere e armi”, la magia di Timbuctù si trasforma in un luogo oscuro, abitato solamente dalla paura, dove le pene per chi infrange le regole sono le percosse, le frustate violente, la lapidazione dopo il seppellimento nel deserto, il massacro con armi da fuoco.

Protagonisti del film una coppia che vive in una tenda collocata in mezzo alle dune; sono Islamici osservanti e desiderosi di un mondo di pace da offrire alla bambina che stanno crescendo. L’ispirazione per il film Sissako l’ha presa da una storia vera “la storia di una coppia non sposata regolarmente, e lapidata nel 2012 per esser venuta meno al rispetto delle leggi divine”. Trascinata dagli estremisti al centro della città di Aguelhok, messa in una buca e lapidata fino alla morte di fronte a centinaia di spettatori inerti; nel film la scena è presente ed è una sequenza tra le più brutali e spietate.

Sissako stesso, mentre stava ancora producendo il film aveva dichiarato che le sue intenzioni non erano certo quelle di sfruttare un’onda emotiva legata a questi eventi. Per Sissako è importante porsi come testimone, per non avere più l’alibi di poter dire “non lo sapevo”, adesso “che ne sono a conoscenza, ho il dovere di raccontare questo, perchè nessun bambino in futuro debba imparare questa storia, ovvero che si può morire solo perchè ci si ama”

Redazione IE Cinema
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