Coherence di James Ward Byrkit è un film sorprendente. Interamente concentrato nella semplice location di un appartamento di periferia, riesce ugualmente a sviluppare una trama dal complesso intrico narrativo, un fitto intreccio di personaggi, mondi e universi invisibili, solo allusi ma percepibili da uno sviluppo degli eventi di impostazione apparentemente teatrale.
Quattro coppie di amici si incontrano per una tranquilla cena, quando una serie di misteriosi eventi inizia a verificarsi. La causa è forse il passaggio di una cometa nel cielo, responsabile di un accavallamento tra universi paralleli. E i personaggi si ritrovano ad affrontare terrificanti rivelazioni, fino a mettere in discussione i propri rapporti e la propria realtà.
Questa incredibile storia arriva a porci più di un quesito esistenziale: quale è il nostro posto nella realtà? Quali gli aspetti nascosti della nostra identità che ancora non conosciamo? Forse non tutto è come sembra, ciò che conosciamo, o crediamo di conoscere, poggia su un’instabile base dalle mille varianti.
È una storia che rimanda ai racconti di Twilight Zone, al loro destabilizzante switching ending e alla stupefacente capacità di dar vita ad eventi fantastici con pochi mezzi. È infatti una zona crepuscolare anche quella che attraversano i protagonisti di Coherence, la zona oscura fuori casa, che finisce col diventare l’epicentro di una roulette in cui convergono mille universi, e dove chi si trova ad attraversarla rischia di sconfinare in una realtà parallela, un’altra casa, un’altra dimensione.
Si istaurerà così un conflitto tra gli altri da se, una lotta alla sopravvivenza che porterà i personaggi a dubitare delle identità dei propri amici, fino a dubitare di se stessi in un vertiginoso avvitamento percettivo: “E se fossi io la me cattiva?” arriva a chiedersi Emily, per poi compiere un’azione estrema, sospinta dal desiderio di vivere una realtà diversa, per poter ritrovare il suo compagno di un tempo, prima che alcune scelte sbagliate lo corrompessero.
Un film complesso nella sua semplicità, trascinato da una tensione costante, fino a far germogliare in noi stessi il germe del dubbio. Noi chi siamo e chi saremmo potuti essere?