Viaggia sull’onda del trend il nuovo film di Jon Wright. Quello che vede una ricollocazione dei tanto amati robot giocattolo in un contesto alieno e li incattivisce, come già in Transformers. Ma il target a cui si rivolge Robot Overlords è invece quello dei teenager, in un ben riuscito teen movie avventuroso per famiglie.
In un’ambientazione distopica, uno spietato esercito di robot ha invaso la Terra per studiare la razza umana. Un gruppo di adolescenti riesce fortuitamente a scoprire il modo per disattivare il congegno di controllo dei robot che costringe gli umani a rimanere chiusi in casa. Prenderà così il via un’avventura alla ricerca del padre scomparso di Sean, uno dei ragazzi protagonisti del film.
In un sovvertimento egemonico, le macchine robotiche prendono il controllo della civiltà umana, nel tentativo di robotizzarla e limitandone l’esistenza agli spazi della casa, che si trasforma da luogo sicuro a vera e propria prigione. Ma il misterioso piano di controllo delle macchine non può concepire quelle complesse dinamiche umane, arbitrarie, e così l’apporto di Collaboratori, traditori dell’umanità, si rende indispensabile per i loro scopi.
Il perfido Collaboratore Smythe (Ben Kingsley) con cui si scontreranno i ragazzi ribelli assumerà quindi gli inevitabili caratteri del maestro cattivo, severo e castrante, un ex insegnante che vede nell’avvento della razza robotica l’occasione per istaurare un governo di ordine estremo. Mentre, di contro, gli adolescenti spericolati e sfacciati rispecchiano i caratteri di quella Brat Pack Generation delle produzioni americane anni ’80, arrivando all’apice dell’irriverenza a far esplodere una scuola ridotta ad archivio segreto.
La soluzione per sfuggire al controllo dei robot sembra risiedere proprio nel distacco dalla dipendenza elettronica, in un ritorno alla vita autentica. Un ulteriore rovesciamento, dal ludico utilizzo dei giocattoli robotizzati ad una riconquista dell’assopito spirito d’avventura, da vivere a pieno e dal vivo, proprio contro quelle fredde macchine. Perché in fondo, quella narrata è la storia di un gruppo di ragazzi che si muovono in una normale cittadina costiera dell’Inghilterra e non in una classica metropoli distopica, ragazzi normali, desiderosi di affrontare il mondo alla scoperta dei perché, e in cui il giovane spettatore non faticherebbe ad identificarsi.