Con Time Lapse, Bradley King ci dimostra come basti semplicemente una buona idea per realizzare un bel film, coinvolgente e originale. Un appartamento, due ragazzi e una ragazza, una grande finestra e una serie di istantanee sono i semplici ingredienti di questo piccolo capolavoro.
In un silenzioso condominio, la tranquilla vita quotidiana di tre giovani ragazzi è turbata da un’agghiacciante scoperta. Il vecchio e riservato vicino di casa viene ritrovato morto e nel suo appartamento c’è una misteriosa macchina fotografica puntata verso la loro finestra che scatta immagini del futuro. I ragazzi decidono di servirsi della macchina per appagare le proprie aspirazioni: soldi, fama, amore. Ma lentamente la cosa gli sfuggirà di mano, lasciando venire a galla i reali rapporti tra di loro.
Time Lapse è un film che riflette sul tempo e sul senso delle azioni umane. I tre ragazzi si ritroveranno ben presto invischiati negli inevitabili paradossi temporali. Ma il paradosso più grande in cui cadranno sarà quello che li vedrà diventare progressivamente e inopinatamente schiavi del futuro. Credendo di controllare il tempo finiranno invece con l’assecondare le premonizioni delle istantanee, proprio per non influire sul normale corso degli eventi e non creare una deviazione spazio-temporale. Un paradosso nel paradosso. Così come è una mise en abime il continuo richiamo al quadro, alla finestra e alla fotografia: Finn è infatti un’aspirante pittore che non riesce a dare corpo alle sue visioni sulla tela. Le istantanee gli riveleranno i quadri terminati che lui si limiterà a copiare. Un occhio meccanico e imperscrutabile che quindi racchiude in un’immagine fotografica un quadro filtrato dal vetro di una finestra. La messa in abisso sembra infinita, come la continua sovrapposizione di piani spazio-temporali.
I tre protagonisti arriveranno così a vedere gli eventi del futuro, ma senza più conoscerne le cause, le fasi intermedie che portano alla loro condizione, occludendo loro la comprensione dei “perché”. E l’aspetto esistenziale qui si accentua, abbandonando, o meglio condannando, i tre ragazzi ad una vuota consapevolezza, di contro alla precedente sospensione nelle incertezze della vita.
La conoscenza del futuro finirà per controllare e condizionare le loro esistenze, fino ad orientare i desideri e indurli ad assecondare determinate pulsioni: sesso e morte.
La continua assunzione di droghe funge inoltre da ulteriore linea interpretativa, in un richiamo a quella visione allucinata della realtà e alla disconnessione dalla normale cognizione del mondo: un’eco, forse, del “dickiano” A Scanner Darkley di Richard Linklater.
Ma il tempo è una dimensione multilaterale: come il giorno e la notte, anche il futuro e il passato incidono sulla vita dell’uomo. E così affiorerà nel finale un’altra prospettiva sul tempo, fino a quel momento celata e che stravolgerà tutto.
Le situazioni tensive che trasudano dalla brillante sceneggiatura, oltre ai continui colpi di scena, rendono il film ascrivibile tra le pellicole più originali di questo periodo. E Bradley King dimostra una grande capacità di liberarsi dal pantano dei cliché di genere e sapersi rinnovare.