Il primo “cinepanettone” prodotto da Aurelio De Laurentiis risale al 1983 ed è “Vacanze di Natale” dei fratelli Vanzina, mentre l’ultimo prima di questo è del 2010 ed è “Natale in Sudafrica”, diretto da Neri Parenti, recentemente passato nelle mani della Italian Dream Factory di Maria Grazia Cucinotta, Giovanna Emidi, Silvia Natili con il pessimo “Ma tu di che segno 6?” pietra tombale di un genere nato per essere veloce e rutilante come una macchina da guerra e che con la coppia Boldi/De Sica e più avanti con il solo De Sica aveva ritrovato una certa energia.
Mentre la Italian Dream Factory prepara Babbo Natale viene dal Nord per il prossimo anno, titolo che non promette niente di buono, la Filmauro prova a rilanciare la formula puntando su Lillo (Pasquale Petrolo) e Greg (Claudio Gregori) già assunti in scuderia con i precedenti “Colpi di Fortuna” e “Colpi di Fulmine”, scritti entrambi da Alessandro Bencivenni insieme a Volfango De Biasi, qui passato dietro la macchina da presa.
Il piccolo Matteo (Niccolò Calvagna) vive felicemente con i genitori in un’azienda agricola, mentre questi vendono caciotte artigianali durante i giorni pre-natalizi, vengono arrestati per una forte presenza di Marijuana nel latte utilizzato per il caglio. Per evitare che il ragazzino capisca cosa è successo, gli zii (Lillo e Greg) metteranno in piedi una pantomima delirante per guadagnare tempo durante il Natale, prima che gli assistenti sociali decidano per l’affidamento. Oscar (Greg) è un single dongiovanni impenitente da una botta e via, mentre Remo (Lillo) si è appena separato dalla moglie Marisa (Paola Minaccioni), due condizioni non ideali per ottenere la tutela di Matteo. L’incontro di Oscar con Genny (Ambra Angiolini) durante una serata in discoteca sarà la miccia per attivare un nuovo piano, lo scopo è quello di riavvicinare Remo all’ex moglie, in modo da convincere i due spietati assistenti sociali (Riccardo de Filippis e Francesco Montanari) che la situazione famigliare è del tutto normale. Nella casa di Marisa, condivisa con il nuovo compagno Giustino (Paolo Calabresi), tatuatore burino, sarà imbastito un gioco delle coppie basato sul solito meccanismo ad equivoci, motore di quasi tutti i cinepanettoni.
È proprio questo funzionamento che consente alla Filmauro di tentare la carta del passaggio alla commedia, cercando di accordarsi sulla comicità stralunata di Lillo e Greg, basata sul calembour verbale e sulle polisemie, tutta orientata all’utilizzo dello stereotipo come chiave per mandare in cortocircuito situazioni e gag, trasponendole in una dimensione debordante e surreale, vicina per certi versi all’atmosfera di certi film diretti da Vanzina padre oppure da Mariano Laurenti (su tutti, il formidabile “Il vostro super agente Flit“).
Tutto bene quindi fino a quando Petrolo e Gregori interagiscono direttamente circoscrivendo il numero nello spazio del piccolo pezzo di bravura, tra tutte, la sequenza dell’intervista con i due assistenti sociali che negano la loro omosessualità, in un gioco scorrettissimo e totalmente sopra le righe.
Non si può dire la stessa cosa in termini complessivi, perché il film sembra arenarsi proprio nella gestione dello “spazio comico” risultando funzionale solo quando ripropone la derivazione televisiva e teatrale del duo, senza innescare una macchina visiva e una drammaturgia comica vera e propria, così da risultare versione fiacca di modelli già collaudati.
Non siamo ovviamente dalle parti del pessimo “Ma tu di che segno 6?”, filmato come una televendita, effetti in compositing inclusi, ma se c’è qualcosa che sfortunatamente accomuna i due titoli è la derivazione tremendamente televisiva (nel senso Ottantiano del temine) che riquadra e uccide tutto.