I film selezionati sono:
* Poslednjaja noč’ (L’ultima notte) di Julij Jakovlevič Rajzman (Urss, 1936, 100’, 35mm, bianco e nero). Da uno dei registi “ufficiali” più premiati del cinema sovietico, la Rivoluzione d’Ottobre vista attraverso le vicende intrecciate di due famiglie, una operaia e una borghese, nel giro di una sola notte: l’“ultima notte” del vecchio mondo e la “prima notte” del nuovo.
* Dieu a besoin des hommes di Jean Delannoy (Francia, 1950, 100’, 35mm, bianco e nero). Gli abitanti della selvaggia isoletta di Seil, battuta dalle tempeste dell’Atlantico, vivono il loro intenso bisogno di spiritualità in modi non convenzionali. E’ il film con cui Delannoy ottenne il riconoscimento internazionale, e a cui furono attribuiti diversi premi (fra cui l’Ocic) alla Mostra del 1950, da lungo tempo invisibile.
* Genghis Khan di Manuel Conde e Salvador Lou (Filippine, 1950, 91’, 35mm, bianco e nero) Film d’avventura girato rocambolescamente in lussureggianti ambienti naturali, con pochi mezzi ma ambizioni hollywoodiane, è diretto anche da Manuel Conde, figura di spicco del cinema filippino, di cui molti film sono andati perduti.
* Il brigante di Renato Castellani (Italia, 1961, 174’, 35mm, bianco e nero). La copia Asac è l’unica traccia della versione più lunga del film, tagliata dopo Venezia dal produttore per ragioni commerciali. I minuti in più sono oltre trenta. Tratto da un romanzo di Giuseppe Berto, è la storia di un contadino calabrese che occupa latifondi, ingiustamente accusato di omicidio. Premio Fipresci alla Mostra del 1961.
* Free at Last di Gregory Shuker, James Desmond e Nicholas Proferes (Usa, 1968, 73’, 16mm, col.). Prodotto per la Tv pubblica Usa (PBS) documenta, con lo stile del cinema-verité, la marcia su Washington di Martin Luther King nel 1968 interrotta dal brutale omicidio. La copia originale Asac è l’unica esistente al mondo. trattandosi di pellicola ektachrom reversal che non prevedeva l’esistenza del negativo.
* Pagine chiuse di Gianni Da Campo (Italia, 1968, 98’, 35mm, bianco e nero). Film ingiustamente dimenticato, che incarna la vena intima e pacata della contestazione giovanile di quegli anni. Felice esordio cinematografico del regista e scrittore veneziano allora venticinquenne Gianni Da Campo, che in seguito girò La ragazza di passaggio (1970) e Il sapore del grano (1986). Presentato alla 29a Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia (1968) tra le polemiche, ottenne poi il premio della Giuria al festival di Cannes dell’anno successivo e numerosi altri riconoscimenti.
* -Stress-es tres-tres- di Carlos Saura (Spagna, 1968, 94’, 35mm, bianco e nero). Un road-movie che scava nella condizione e nelle fantasie della coppia moderna, con un originale stile asciutto e onirico allo stesso tempo. Uno dei primi film di Carlos Saura con Geraldine Chaplin, compagna di vita per molti anni del grande regista spagnolo.
* Pytel blech (Un sacco di pulci) di Věra Chytilová (Cecoslovacchia, 1963, 44’, 35mm, bianco e nero). La tristezza quotidiana, il vuoto esistenziale, la tronfia retorica educativa del comunismo dall’interno di un ostello della gioventù. Documentario con spunti ironici e grotteschi, e uno dei primissimi lavori di Věra Chytilová, figura chiave della “nová vlna”, la nuova ondata anni ’60 del cinema cecoslovacco. Unica copia esistente al mondo.
* Zablácené město (La città nel fango) di Václav Táborský (Cecoslovacchia, 1963, 8’, 35mm, bianco e nero). Nel nuovo quartiere in costruzione di Praga evitare il fango è la preoccupazione principale dei cittadini: un’ironica fantasia visiva sulle ambigue – e talvolta assurde – politiche di sviluppo urbano e sociale nella Cecoslovacchia degli anni Sessanta.
* Ahora te vamos a llamar hermano di Raoul Ruiz (Cile, 1971, 13’, 35mm, col.). Una testimonianza sulla prima legge proclamata da Allende che dichiara gli indiani Mapuches cittadini a tutti gli effetti, con tutti i diritti relativi. Manifestazioni di allegrezza e discorsi degli indiani descritti col talento visivo e il gusto per la sperimentazione del maestro del cinema cileno Raoul Ruiz. Unica copia sopravvissuta.