La prima Edizione della Rassegna di Cinema Giapponese a Firenze promossa e ideata dall’associazione culturale Tokaghe ha aperto ufficialmente i battenti ieri pomeriggio con la proiezione del film di Tatsuji Yamazaki dedicato ai rapporti tra la prostituta Miyaghino e l’artista Toshusai Sharaku; per una volta vorremmo però analizzare aspetti diversi da quelli più strettamente cinematografici, per riservare uno spazio dedicato alla scelta dei film in un secondo momento. Quello che ci è parso emergere come elemento davvero sorprendente, è un’idea complessiva di “Giappone”, sfaccettata, complessa e allo stesso tempo accessibile; letteralmente: un dispositivo di marketing non convenzionale costruito e messo insieme con una forza non comune, quella che con il coraggio di esporsi non si chiude per forza di cose nel ghetto di un’autorappresentazione cinefila senza via d’uscite. Una boccata d’ossigeno per una città troppo spesso abituata alla conservazione un po’ pentecostale degli spazi. L’affluenza impressionante di pubblico alla chiesa di Santo Stefano al Ponte è un primo risultato tangibile; una presenza costante a tutte le proiezioni, più di 400 posti esauriti, con un buon numero di persone che non sono riuscite ad entrare; una strategia di diffusione dell’oggetto “festival” attivata il 27 novembre attraverso un corteo che ha fuso una processione di Kimono tradizionali con un ensamble di musicisti che alla tradizione strumentale Giapponese uniscono un’attitudine free e impro davvero sorprendente. La processione si è rivelata modalità di penetrazione nel tessuto cittadino e allo stesso tempo, occasione promozionale diretta, senza troppi misteri; “siamo qui per raccontarti chi siamo con i suoni e i colori della nostra tradizione, vieni a vederci anche sullo schermo”; ovvero un festival che prova ad uscire dai riferimenti più stretti del contenitore che lo veicola, scegliendo l’effetto collaterale come un’occasione di promozione altrettanto importante; un modello che unisce, a nostro avviso, le capacitò organizzative e strategiche di un’equipe in grado “davvero” di mettere insieme una serie di eventi connessi, e la cultura di una direzione artistica che sa bilanciare passione cinematografica e proposte di ampia appetibilità. L’organicità degli eventi collaterali dimostra intenzioni molto precise, e al di là del supporto istituzionale, è l’autonomia dell’organizzazione più strettamente “Giapponese” che Tokaghe è riuscita a coordinare a rappresentare un modello molto interessante. Una conferma di questo è il riscontro oggettivo e oltre ogni previsione del pubblico Fiorentino, successo che ipotizza un futuro positivo per lo sviluppo di un Festival che interessa a molti e che potrebbe essere un valore aggiunto per la città che lo ospita.