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Satoshi Kon, un ricordo

All’età di 46 anni Satoshi Kon, il regista di alcuni tra i film d’animazione più belli degli ultimi anni, è morto. Lo si è appreso attraverso un annuncio pubblicato su Twitter da Yasuiro Takeda dello studio Gainax che non aveva ancora fornito dettagli ufficiali ma che raccontava di aver avuto la conferma tramite Masao Maruyama degli studios Madhouse. Un’ulteriore notizia è apparsa sul sito ufficiale del regista con una nota della moglie Kyoko Kon che parla di un cancro al pancreas e del decesso avvenuto alle 6:20 del 24 Agosto; nota replicata sul sito della Madhouse a distanza di poche ore. Il direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Marco Mueller, ha inviato a Masao Maruyama e al team Madhouse un messaggio nel quale ricorda l’amico Satoshi Kon, che aveva partecipato nel 2006 in concorso alla 63. Mostra con il film d’animazione Paprika. “Kon-sensei ci ha lasciato. È stato uno degli inventori delle nuove immagini e delle nuove narrazioni – sempre imitato, mai superato. Il cinema, tutto il cinema (non solo il cinema giapponese o il cinema di animazione), è improvvisamente più povero. Continueremo a guardare a lui, ai suoi film, per pensare il futuro della cultura visiva e digitale”. Un messaggio certamente dettato dall’amore e dalla passione e non da ragioni di circostanza, considerato quello che scriveva nel 2009 lo stesso Mueller a proposito del cinema del regista giapponese nella prefazione all’unico libro uscito in Italia su Satoshi Kon – Satoshi Kon. Il cinema attraverso lo specchio di Enrico Azzano, Andrea Fontana e Davide Tarò  “È una necessità, quella di rimettere al centro del discorso del cinema d’animazione contemporaneo un artista come Kon Satoshi, votato ai più temerarari esperimenti, probabilmente (assieme a Oshii Mamoru) il più bizzarro ed eccentrico dei protagonisti del cinema anime nell’epoca di Miyazaki Hayao. (…) Il felice incontro tra la sproporzione ironica e l’infedeltà ai luoghi comuni, tra il virtuosismo più generoso e l’illusionismo dei più scaltriti viene esaltata dal particolarissimo tipo di sensibilità artistica visionaria, che conferma il suo cinema come uno delle pagine più stimolanti dell’industria culturale manga  e anime. (…) Kon Satoshi è un regista che lavora sugli interstizi del reale, per recuperarne il dionisiaco e l’assurdo, lavora sullo scarto, il dérapage tra universale e reale, per catturare ogni tipo di ambiguità, rendere tutta la gamma dei chiaroscuri. L’allucinazione, per funzionare, darsi a vedere, ha bisogno di interrompersi, essere una parentesi, produrre uno scarto (o prodursi in esso). (…) A scanso di equivoci, bisognerebbe domandarsi se tutto questo è, come si diceva una volta, poesia o non-poesia. E rispondere che sì, poesia visionaria il cinema di Kon Satoshi lo è, senza dubbio”.

Satoshi Kon nasce a Tokyo il 12 ottobre del 1963. Nel 1986 si diploma al Musashino College of Fine Arts di Tokyo. Quattro anni più tardi pubblica il fumetto Kaikisen. In precedenza aveva già disegnato un manga su commissione intitolato Toriko, anarchico e fantascientifico. Fin da giovane è uno dei discepoli prediletti di Katsuhiro Ôtomo. Nel 1991 adatta a fumetti World Apartment Horror, il film di Ôtomo a cui aveva collaborato in fase di progettazione. L’anno successivo collabora con Mamoru Oshii come autore dei fondali nel film Patlabor Movie 2. Nel 1995 scrive e cura il layout del corto Kanojo no Omoide, primo segmento animato del film di Ôtomo Memories. Nel 1997 dirige il suo primo film Perfect Blue, il primo pyscho-suspense anime mai prodotto in Giappone. Di una “magnifica ossessione” parla l’opera seconda Millennium Actress (2001),  con protagonista una sorta di Greta Garbo dagli occhi a mandorla di nome Chiyoko Fujiwara. Durante la lavorazione del film trova il tempo di aiutare ancora Ôtomo nella faticosa lavorazione del kolossal Steamboy. Il film che lo fa conoscere in Italia è Tokyo Godfathers (2003), una favola natalizia che spruzza di bianco la solitamente impeccabile Capitale giapponese vestita high-tech, e che racconta l’insolito caso di una trovatella finita nelle mani di un trio di senzatetto. Satoshi Kon è poi approdato sul piccolo schermo con una serie tv di 13 episodi, Paranoia Agent, storia di un malessere cittadino che ha la forma di un anonimo ragazzino con mazza da baseball, che semina il terrore. Nel 2006 ha presentato con successo alla 63. Mostra di Venezia il film d’animazione Paprika (in concorso), ispirato alla popolare serie di romanzi sci-fi di Yasutaka Tsutsui (in particolare all’omonimo romanzo del 1993). Al momento il regista stava curando la produzione del suo quinto film, The Dream Machine.

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