13 Assassins è la rielaborazione di un film del 1963 ei Eichi Kudo che ricalcava il modello de I sette samurai
Miike Takashi: Conoscevo il film per averlo visto in dvd, ma il mio interesse primario era di vedere come sarebbe stato un film dei nostri padri sotto un’altra ottica, e poi in Giappone non si realizzano molti film in costume e la storia moderna e contemporanea non è a mio parere ben insegnata ai giovani, che non hanno coscienza neanche di come vivevano i loro padri e i loro nonni. Molto credono che il Giappone sia sempre stato così, ma è ovvio che in passato era molto diverso. Mi interessa molto che i giovani conoscano il loro passato e le loro tradizioni.
Come è stata la lavorazione della battaglia finale?
Miike Takashi: Davvero molto complicata, anche perché da noi non è facile trovare cavalli e cavalieri adatti a fare i film. Abbiamo coinvolto moltissime maestranze e battuto infiniti ciack.
Sente l’emozione di essere in concorso?
Sono contento e molto onorato. Il mio desiderio è che gli spettatori si divertano, aspetto le reazioni con ansia.
Una domanda ai due interpreti: come è stato girare le scene di azione:
Koji Yakusho: I ciack sono durati per venti giorni, e per due volte mi sono anche ferito, ma non gravemente (ride).
Takayuki Yamada: Per me è stata la prima esperienza in un film in costume, e con le spade per giunta! Un’esperienza bellissima immedesimarsi così tanto nella tradizione samurai.
Takayuki Yamada, ti abbiamo visto in molti film di successo non solo giapponesi, che tipo di personaggio interpreti in 13 Assassins?
Nel film io sono il leader e volevo che la mia interpretazione fosse quella di un buon capo carismatico perché i 12 assassini mi affidano le loro vite.
In Giappone è forte il senso dell’onore, come era radicato questo concetto nel passato, e come lo è oggi?
Miike Takashi: É un valore che sicuramente si è un po’ perso. In Giappone tutti pensano di essere unici ma non è così: la forma è cambiata e l’onore forse si è trasformato in orgoglio.