Dr Plonk è un film fatto senza parole, di sola musica e pura gestualità. Un silent-movie omaggio ai film muti di Keaton e di Chaplin, De Heer ironizza sulle sorti del mondo contemporaneo tralasciando i toni drammatici dei suoi passati film, recuperando un sorriso non privo di punture polemiche e sarcastiche. Il Dr. Plonkè fratello e pronipote di Bubby, la loro ingenuità nel gettarsi nel mondo con fiduciosa speranza, il loro candore nel donarsi, entrambi spinti da un’animata voglia di aiutare gli altri. Plonk cercherà con tutte le sue forze di avvertire il governo dell’imminente fine del mondo, non creduto costruirà una macchina del tempo per andare nel 2007 a distanza di cento anni dalla sua epoca, e quando vi giungerà, prima di essere arrestato perché considerato un terrorista, si scontrerà con una realtà ben diversa da quella che aveva immaginato. La fine del mondo non è altro che la fine della vitalità dell’uomo, della voglia di vivere, di comunicare con gli altri. Plonk si scontra con macchine automatizzate, poliziotti robotici, fabbriche prive di presenza umana, un mondo arido fatto di famiglie che vivono in case enormi, inebetite davanti alla televisione, prive di ogni contatto tra loro. A quello che Plonk trova nel futuro si contrappone la giocosità del suo fedele assistente che lo segue nel suo viaggio, i momenti passati a giocare con il cane (irresistibile davvero), le tavolate nella sua casa, le passeggiate in giro per la città. Lo scontro dell’individuo che si oppone (violentemente nel caso di Bubby, o di Cloe) all’ottusità dello Stato e alla società-massa qui assume una connotazione divertente, i fallimenti del Dr. Plonk nei vari tentativi di avvertire il governo sottolineano la ridicolaggine di questo che non vuole o non riesce a comprendere il pericolo a cui va incontro: un mondo fatto di caos e di rumore inutile con la voglia di creare solo sbarre spesse di prigioni dietro cui verrà messo anche Plonk. L’intervista a Rolf De Heer è stata realizzata presso i locali di Politecnico Fandango il 18 ottobre 2007 durante una due giorni dedicata al regista Australiano in occasione della presentazione del Dr. Plonk alla Festa Internazionale del Cinema di Roma. Il film è co-prodotto da Fandango, il sito ufficiale è presso www.drplonk.com
Video Intervista a Rolf De Heer: Dr. Plonk
Elisabetta Colloca Intervista Rolf De Heer il 18-10-2007 durante la due giorni dedicata al regista presso il Politecnico Fandango.
2830LETTURE
ULTIMA MODIFICA:
Articolo precedente
Articolo successivo
ARTICOLI SIMILI
Sweet Country di Warwick Thornton: recensione
Sweet Country è un western dai toni grigi scandito dal "tempo fuori dal tempo" del Dreamtime. Basato su una storia vera, si ambienta in Australia ai tempi del Native Affairs Act che regolava la vita degli aborigeni rendendoli schiavi e soggetti ad infiniti abusi. Grazie a 102 Distibution, il film di Warwick Thornton sarà disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 1 aprile 2021
Better Watch Out di Chris Peckover, il blu ray
Better Watch Out, l'horror dell'australiano Chris Peckover che mette insieme lo spirito delle commedie natalizie con l'home-invasion più crudele. Midnight Factory ha pubblicato un Blu Ray limitato con Booklet Incluso. Il video unboxing
Long Weekend, l’horror ecologista degli anni settanta in Blu Ray
Potentissimo e distubante horror ecologista, "Long Weekend" è uno dei migliori film della Ozploitation degli anni settanta. In Blu Ray grazie a Turbine Medi9a
Relic di Natalie Erika James: recensione
Visto in anteprima al Sarajevo Film Festival, Relic è il debutto dietro la macchina da presa dell'australiana Natalie Erika James. Atipico film horror che cerca di trasporre l'esperienza dell'Alzheimer in una dimensione spaziale, ottica ed infine dolorosamente fisica.
Babyteeth di Shannon Murphy – Venezia 76, Concorso: recensione
Quando Milla, affetta ma grave malattia, si innamora follemente con il trafficante di droga Moses, comincia l'incubo peggiore per i suoi genitori. Ma se il primo contatto con l'amore porta nuovi benefici alla vita della ragazza, le cose si complicano con la morale tradizionale che va a farsi friggere. Milla mostra a tutti come vivere quando non hai nulla da perdere: ai suoi genitori, allo stesso Moses, ad un sensibile maestro di musica, ad una vicina incinta. Quello che poteva essere un disastro per la famiglia Finlay, evidenzia la grazia nel glorioso caos della vita. Babyteeth mostra gioiosamente quanto sia bello non essere ancora morti e quanto l'amore possa andare lontano. Babyteeth, l'interessante esordio di Shannon Murphy
Picnic ad Hanging Rock – Il film di Peter Weir, il romanzo di Joan Lindsay e la miniserie: approfondimento
"Picnic ad Hanging Rock", film chiave nella storia del cinema australiano. Approfondimento
The Nightingale di Jennifer Kent – #Venezia75 – Concorso: recensione
The Nightingale di Jennifer Kent in concorso a Venezia 75, la recensione
Otherlife di Ben C. Lucas: la recensione
A sette anni dal sorprendente debutto, Ben C. Lucas torna a girare dentro gli spazi "realmente fantascientifici" della sua Perth. Otherlife è disponibile da pochi giorni sulla piattaforma Netflix, ed è uno dei migliori film dell'anno. La nostra recensione
The Devil’s Candy di Sean Byrne: la recensione
È in uscita nelle sale italiane il secondo film di Sean Byrne nella versione di 79 minuti destinata ai cinema, dopo la versione di 90 minuti presentata al Toronto Film Festival nel 2015. A distribuirlo sarà Midnight Factory. Ve ne parliamo con questo approfondimento
Codice 999 di John Hillcoat: dipinto con il sangue
Nel nuovo film di John Hillcoat, amorale e sporco, asimmetrico e caotico, emerge la forza pulsante della vita, non importa se il cuore che la genera è completamente marcio.
The Daughter di Simon Stone – Venezia 72, Giornate degli autori
The Daughter, il bel debutto dell'australiano Simon Stone, Giornate degli autori
Looking for Grace di Sue Brooks – Venezia 72, Concorso
Looking for Grace, il secondo lungometraggio di Sue Brooks in concorso a Venezia 72, la recensione
Partisan di Ariel Kleiman: la recensione
Nelle sale Partisan, il deludente debutto nel lungometraggio dell'australiano Ariel Kleiman, la recensione
Babadook di Jennifer Kent: sull’abiezione
Jennifer Kent filma con estrema attenzione, con mano fermissima, senza eccessi, un'opera minimale e di eleganza estrema trovando nel fantastico il substrato ottimale per un racconto che nutre la sua tensione proprio in tutti quei segni che da sempre fanno da stimolo all'immaginario orrorifico
Babadook di Jennifer Kent: la recensione
Babadook è l'horror dell'australiana Jennifer Kent. Ispirato in parte al cinema di Méliès e a quello di Mario Bava, sfrutta il dispositivo della paura per raccontare i confini di un incubo famigliare. In sala da oggi 15 luglio
Predestination di Michael e Peter Spierig: la recensione
Attraverso l'intersessualità della "madre non sposata" i fratelli Spierig disinnescano l'orchestrazione dei punti di vista che regolano il dispositivo narrativo di Predestination dedicando molto spazio alla sua identità liminale, cuore pulsante e "volto" del film, quelli della straordinaria Sarah Snook
Mad Max – Fury road di George Miller: la recensione
Prodigiosamente, Miller riesce a mettere nello stesso spazio, oltre al suo cinema, quello del primo Raimi e dell'ultimo Peter Jackson, in quella furibonda concezione del movimento che passa dalle mutazioni dell'animazione alla forma di un cinema totale finalmente possibile grazie allo sconfinamento di linguaggi e formati nell'era digitale. Nel propellente ritmico di una sinfonia industriale si innestano segni e motivi dell'arte e della cultura aborigena. Un ponte tra arcaico e futuro.
The Water Diviner di Russel Crowe: la recensione
"il fardello dell'uomo bianco" di Kiplinghiana memoria, viene disinnescato dal film di Russel Crowe, con una divinazione operata attraverso la presenza tattile degli elementi della natura; fisico, potente e in continuo movimento come un film d'avventura della RKO, il sorprendente esordio di Russel Crowe alla regia è un film di corpi, tra terra, acqua, sangue e la luce delle "sciocchezze contadine"
The Rover di David Michod: la recensione
Le città fantasma di The Rover, il nuovo film di David Michod ha molto in comune con i paesaggi del western de-genere di Questi, Fulci, Canevari. La violenza del film è come una musica tensiva e invisibile, si muove sottopelle, pervade ogni cosa. Non sembra esserci via di fuga in questo mondo ormai alla deriva
The Giver – Il mondo di Jonas, di Phillip Noyce: la recensione
Phillip Noyce dirige l'adattamento dal romanzo di formazione di Lois Lowry, film fortemente desiderato da Jeff Bridges fin dal 1993, qui nelle vesti di interprete e produttore.
5 VALUTAZIONE DA 0 A 5 STELLE |
Voto |
IN SINTESIElisabetta Colloca Intervista Rolf De Heer il 18-10-2007 durante la due giorni dedicata al regista presso il Politecnico Fandango. |