In una galassia lontana lontana c’è un ragazzino che viaggia su un’astronave, il suo nome è Willy. I suoi genitori sono esploratori e lui è abituato a vivere così, i letti si rifanno da soli, una macchina si prende cura della sua igiene personale e il tempo lo trascorre a giocare con Flash Raider, un videogioco in cui combatte strani mostri pixelati.
Il viaggio si è concluso e finalmente può essere inserita la rotta di ritorno. Prossima fermata la Terra.
Una pioggia di meteoriti fa saltare i piani. Inizia una nuova avventura per Willy, scaraventato su un pianeta sconosciuto, triste e spaventato, ha un solo compagno di viaggio, Buck, un robot che ha come unico scopo mantenerlo in vita, tutelarlo e attendere insieme a lui di essere recuperato. Buck è un incrocio tra il droide R2-D2, fidato compagno di Luke Skywalker e V.i.n.cent, il simpatico robottino di Black Hole. È stranamente amabile quando cerca di empatizzare con il Signorino William, come abitualmente lo chiama, quasi fosse il suo maggiordomo, una serie di parametri lo aiuta a giudicare emozioni a lui sconosciute e a porvi rimedio. Istantanea è l’associazione con Baymax, quel paffuto gonfiabile bianchissimo, con gli occhi neri e la mania per gli abbracci.
Eric Tosti, il regista, sa farsi ispirare, e oltre a creare uno scenario futuristico perfetto sa raccontare una storia d’amicizia semplice e diretta. Willy incontra Flash, un simpatico incrocio tra un cane e un ippopotamo, che non gli volterà più le spalle dopo aver imparato ad amare le barrette al cioccolato. Come in E.T, Willy lo protegge e lo nasconde da Buck che non sa capirlo, non lo ritiene necessario alla missione. Ma Buck non è come gli adulti da cui doveva essere salvaguardata la creatura spielberghiana ma un robot che cerca di comprendere, interrogarsi su cosa davvero renda felice Willy.
Non sono le avventure o i pericoli che questo trio affronta, anche se alcune scene d’azione sono degne di The Fast and the Furious, ad affascinare lo spettatore ma la natura e i diversi paesaggi che attraversano lungo il loro cammino, la bellezza e la poesia che racchiudono. Un fantastico bestiario che iniziamo a studiare con gli stessi occhi appassionati del protagonista. Uno spazio fluttuante e vertiginoso che ci riporta indietro nel tempo e ci fa desiderare di essere scaraventati in un universo alternativo, in una storia che ci offra divertimento, brivido, sollievo e consolazione.
Come avrebbe detto Patricio Guzmán «a quel tempo ognuno di noi poteva trasportare nelle profondità delle proprie tasche l’universo intero», quando guardi A spasso con Willy fluttui nell’universo, ti avventuri in nuove scoperte, passeggi su un nuovo pianeta, ti riappropri di quello sguardo che avevi quando al cinema c’erano i Goonies e Ritorno al futuro.