La ricetta del classico mediocre blockbuster hollywoodiano è servita presto e bene dal regista Rob Cohen, che porta sul grande schermo una nuova indagine del detective psicologo Alex Cross, protagonista della fortunata serie di romanzi firmati da James Patterson. Il nemico di turno è un killer ossessionato dal binomio piacere-dolore, perso nel delirio di violenza che un inedito e glabro Matthew Fox – star della serie tv “Lost” – traduce nella follia dello sguardo nel pieno rispetto del genere ad alta tensione. Un thriller che indugia sin dalle prime scene sulla crudeltà stemperata dalla già vista liason tra colleghi che mette a repentaglio la buona riuscita dell’indagine insieme al coinvolgimento personale del protagonista, colpito negli affetti più cari dal suo folle avversario assetato di sofferenza da infliggere e auto infliggere.
La partita si apre con la caccia ad un presunto stupratore seriale, che si diverte a drogare la sua vittima per mantenerla immobile ma cosciente delle sevizie mortali che non ingannano però lo sbirro specializzato in profili criminali: sotto c’è qualcos’altro, a svelarlo è un disegno lasciato sulla scena del crimine dall’assassino, soprannominato per questo Picasso. Ma la pista dell’interpretazione iconografica cade presto nel vuoto divenendo solo un espediente per agganciare l’intreccio al prossimo obiettivo designato del killer, mosso secondo il doctor Cross dai soliti traumi non risolti. Una valutazione errata che costerà cara all’esperto detective – brillante e avvincente nelle pagine dei romanzi di Patterson, tra i più venduti al mondo – già trasposto al cinema più felicemente con “Il collezionista” e “Nella morsa del ragno” che lo vedevano interpretato dal sempreverde Morgan Freeman.
E’ a questo punto che il servitore della giustizia si gonfia l’anima fino a confondere il ruolo del buono con quello del cattivo che vuole fare giustizia da solo fino al testa a testa a mani nude con il nemico; ma la mente dell’equazione omicida è ancora impunita e solo quando riuscirà a chiudere definitivamente i conti Alex potrà ricominciare da capo lontano da Detroit, città complice del malaffare difesa da una Polizia preoccupata solo di nascondere il marcio dietro l’ipocrisia. Non è abbastanza la suspense per coprire la totale assenza di spessore narrativo che impedisce ai personaggi di uscire fuori dall’appiattimento sulle immagini, definite appena da qualche inquadratura originale, non riuscendo a salvare una sceneggiatura povera di novità costruita su clichè arcinoti capaci di attrarre ben poco gli amanti del thriller per l’impossibilità di rimanere attaccati alla sedia in attesa del prossimo colpo di scena.
“Alex Cross” è insomma l’ennesima prova che per fare un buon film non basta avere dietro le spalle un romanziere di successo, al punto che resta da chiedersi se James Patterson – che ha collaborato all’opera di Cohen – abbia chiuso in pari i conti con il suo detective o voglia riprovarci con la speranza di ottenere un risultato migliore. Nel cast anche Jean Reno, Edward Burns e Rachel Nichols.