lunedì, Dicembre 23, 2024

Anni felici di Daniele Luchetti: l’immagine della memoria

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival, il nuovo film di Daniele Luchetti è, per dichiarazione dello stesso regista, un ritorno autobiografico ad un’infanzia fin troppo consapevole e piena di contraddizioni, condivisa con la vorticosa famiglia sullo sfondo di un’umanità vera e varia. L’arte e i sentimenti dominano incontrastati nell’universo esistenziale dei giovani genitori Guido e Serena, lui scultore alla ricerca di gloria nel turbine estetico dei primi anni Settanta; lei – figlia della piccola borghesia romana arricchita – consumata dalla gelosia, alla ricerca di una dimensione finalmente soggettiva che la affranchi dall’essere eterna proiezione del marito e dei figli.

Se è il piccolo Dario – alter ego di Luchetti –  a raccontare con immagini rubate alla vita il caos emotivo che lo circonda, è perché il padre e la madre – che non a caso lui e il fratello minore chiamano per nome – annullano senza riserve ruoli, censure e convenzioni educative, ignorando lo spazio proprio dell’infanzia e trasformando i figli in compagni d’avventura, in ogni situazione. Questo rapporto alla pari permetterà a Dario e suo fratello di vivere con naturalezza tra erotismo e litigi, emancipazione e frustrazione, arte e femminismo, sballottati tra la pesante leggerezza dei genitori e il tradizionale calore della famiglia di Serena, sempre accogliente e accondiscendente a differenza della nonna paterna, gelida e giudicante di generazione in generazione.

Una figura più delle altre sconvolgerà il già fragile equilibrio della famiglia-coppia allargata: Helke – interpretata dall’intensa Martina Gedeck – amica-mecenate di Guido e nuovo orizzonte “egoistico” per Serena, in viaggio con i suoi figli lungo un’estate confusa tra scoperte e sensi di colpa. E’ sempre Dario ad assorbire con una camerina Super8 le sfumature umane e visive di quei complicati anni di cambiamento, scoprendo prestissimo una passione per l’immagine che lo rende finalmente protagonista per una volta, strappando il primato all’egocentrico papà e alle derive sentimentali della mamma, di fronte ai quali lui e il fratello diventano invisibili, spettatori partecipi di un copione scritto dai grandi anche per loro.

Luchetti compie una delicata operazione di recupero della memoria muovendosi quasi esclusivamente tra le pieghe del privato, in atmosfere che – pur nella diversità dei contenuti – non possono non far pensare ai suoi precedenti Mio fratello è figlio unico e La nostra vita,concentrando la regia sulla recitazione dei protagonisti Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, impegnati in una ricerca interpretativa del tutto soggettiva, che colora e riempie la scrittura di Sandro Petraglia, Stefano Rulli e Caterina Venturino, autori della sceneggiatura con lo stesso Luchetti. Anni felici, in bilico tra commedia e dramma, concede poco spazio al ritmo narrativo soffermandosi su una vicenda familiare raccontata nel suo ristretto raggio d’azione, in cui lo spettatore deve entrare per non sentire la mancanza di un tema di  più ampio respiro, di  cambi dinamici di scena allungati oltre lo sguardo di un regista-narratore autodiegetico alla ricerca della bellezza vissuta senza accorgersene.

Elisabetta La Micela
Elisabetta La Micela
Elisabetta La Micela si è laureata in Editoria e specializzata in Discipline dello spettacolo all’Università “La Sapienza” di Roma. Giornalista pubblicista, si occupa di scrittura creativa per diverse riviste on line e per la televisione, oltre ad aver maturato un’esperienza parallela nel campo della didattica e del teatro sociale.

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