domenica, Dicembre 22, 2024

Aspettando Cuore di Grecia 2012 – 3/4: Strella di Panos H.Koutras (Grecia 2009)

“Un film grec qui débute comme du Melville, continue comme du Fassbinder et se termine comme du Disney ce n’est pas si courant sur nos écrans” commenta S.Kaganski su Les Inrocks ed è la sintesi perfetta di questo terzo film di Panos H. Koutras, presentato con successo alla Berlinale 2009.

Yiorgos (Yannis Kokiasmenos), mezza età e aspetto malandato di chi esce di galera dopo quattordici anni per omicidio, saluta il giovane compagno di cella che sta finendo di truccarsi gli occhi. Poche parole, la promessa di non dimenticarsi e di spedirgli una crema per la pelle secca, un abbraccio.

Fuori c’è Atene, vecchia capitale fatiscente, una camera a due stelle apre la finestra su un muro sporco. Yiorgos, seduto con un panino sul davanzale, pensa che ora dovrà cercare Leonidas, il figlio che allora aveva nove anni e non ha più visto. Si fa presto da Atene, caotica e levantina, a catapultarsi nel mondo ancestrale e dirupato del Peloponneso, dove i paesini si aggrappano a colline rocciose verdi di cipressi. Lì c’è la casa di un tempo, ormai cadente, e lì avvenne il delitto. Bisogna venderla, serve denaro per ricominciare e l’acquirente lo trova Antonis (Kostas Siradakis), gestore del bar e vecchio amico. Il momento è buono per il turismo e il posto è di richiamo. Forse Yiorgos pensa di dare al figlio quello che non gli ha mai dato, certo ha un lungo elenco di “Leonidas Michalopoulos” da cercare al telefono, il nome è comune e le tracce si sono perse dai tempi del processo.Yiorgos aveva ucciso in un impeto d’ira lo zio diciottenne, sorpreso a molestare il bambino, e non aveva mai confessato la ragione del gesto per tutelare il figlio, che venne allontanato dal paese. Ora lo cerca, ma invece di Leonidas incontra Strella (Mina Orfanou), transessuale prostituta che lavora nella camera di fronte.

Il nome vero è Stella, Trella in greco moderno è pazzia, squilibrio, stravaganza, e così nel giro è diventata Strella. Canta il repertorio della Callas nei locali per trans, ha una gran voce che le dà di che pagare le bollette, il resto lo ricava dal “mestiere”. Strella ha una bella sacca rossa con su stampati “LIVE YOUR MYTH” e il Partenone, uguale a quella della ragazza bionda che ha colpito Yiorgos mentre dal carcere tornava in città.

Il suo sguardo ne è stato attratto, il fermo immagine è piombato come un oracolo sulla scena, con la stessa ambiguità che diventerà troppo tardi chiarezza. Storie carcerarie, derelitti in cerca di riscatto, vite che ricominciano a fatica. Fino all’incontro con Strella il film sembra muoversi da quelle parti. Quando però appare lei sulla scena il registro impazzisce, parte un kammerspiel alla Fassbinder che non vuol essere un apologo pessimista sulla condizione umana né si presta ad una lettura esplicitamente politica. Strella è un film di confine, d’amore e di sessualità diversa e disarmante, di conflitti psicologici  e nodi che non si sciolgono se non approdando a modi diversi e condivisi di concepire l’amore. E’ soprattutto un film sulla perdita e la ricerca del padre, tema fra i più cari alla cultura greca dai tempi di Sofocle. Tra Yiorgos e Strella  nasce un’attrazione immediata che coniuga sesso e amore in ugual misura, ne ha l’intensità e la forza dirompente, la tenerezza e la disperazione. Il nodo centrale, l’agnizione tragica verso cui precipita l’azione, è la scoperta che Yiorgos fa dell’identità di Strella  e della storia alle sue spalle. L’accenno imbarazzato di un compaesano alla nuova vita di Leonidas (ora batte le strade di Atene), un ammiccante “tutto il paese ne parla”, la sacca rossa che all’improvviso si rivela l’indizio più esplicito di una storia d’amore filiale sconosciuta al padre, segnano il percorso verso la verità del piccolo Yiorgos, non molto diverso da quello del grande Edipo. Di fronte allo svelamento tutto acquista un nome e si definisce come tabù violato: è incesto. Ma l’amore di Yiorgos e Strella è nato da pulsioni libidiche troppo profonde per essere catalogate in una casistica qualsiasi della fenomenologia amorosa. Nel codice genetico di Yiorgos è inscritto, con formule rimosse, negate, ma evidentemente ereditarie, quello che in Strella, un tempo Leonidas, è diventata esplicita e serena accettazione di sé. Il padre cercato, trovato e seguito a distanza per tanti anni fino alla sua liberazione, è ora anche un uomo di fronte ad una donna. Erano sconosciuti, non avevano un nome né una storia, e si amavano. Ora che un nome e una storia ce l’hanno devono vivere il loro mito, intreccio del tutto inedito di attrazione, repulsione, amore e colpa. Yiorgos si ribella e si macera, Strella è solare, diretta, dà al suo amore così diverso una legittimazione che rifiuta gli schemi e finisce di essere tabù.

 Panos H. Koutras ha prodotto il suo film senza alcun aiuto economico, le case produttrici l’hanno ignorato, gli attori sono quasi tutti non professionisti di grande forza espressiva, in particolare Mina Orfanou (Strella) trans anche nella vita, capace di muoversi a suo agio su registri diversi e dominare la scena suscitando simpatia e, non di rado, commozione. Koutras dà alla messa in scena la misura del teatro classico, unendovi abilmente l’allegra anarchia di un sottobosco metropolitano in cui pullula un’umanità che di tragico ha conservato solo le maschere, e sono quei volti carichi di trucco e gonfi di botulino, chiassosi e divertenti, solidali e capaci di parlare di amicizia, amore e morte con naturalezza e coraggio. Trasposizione in chiave pop di antiche tragedie, forse omaggio nel titolo a Stella, femme libre di Cacoyannis, manifesto del Nuovo cinema greco degli anni settanta, nella sua alterazione in Strella c’è il nuovo codice di lettura, ed è l’Atene postmoderna di banlieu omologate, di club e locali che al Rebetiko della tradizione hanno sostituito il karaoke e il cabaret, di storie che non offrono soluzioni semplici, c’è bisogno di una specie di doppio finale, ed è quello su cui Koutras lascia a noi la scelta.

Paola Di Giuseppe
Paola Di Giuseppe
Paola di Giuseppe ha compiuto studi classici e si occupa di cinema scrivendo per questo e altri siti on line.

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