Audrey Kawasaki reinventa uno stile dando forma a tratti esplicitamente ispirati all’Art Noveau e alla cultura giapponese manga. Le sue malinconiche donne sprigionano un’innocenza svestita, turbata. Nascondono e nello stesso dichiarano segreti, desideri inconfessabili, esprimendo un’incontenibile urgenza, una vanità che tende al dolore e all’estasi. La sensualità delle immagini è naturale, mai indecente, a volte solo accennata; spesso richiama safficamente storie di donne che, trasognate, si abbandonano alla ricerca di un trasporto trasognato e genuino, concedendosi morbidamente allo sguardo dello spettatore, in triangoli visivi avvolgenti e complici.
Le figure si protendono dalla materia, emergono da una natura nuda e calda. Il legno è la materia madre, le rende vive, sottolinea il senso del tempo, accompagna con ogni venatura le onde morbide dei corpi e dei sospiri, esaltando i colori tenui del disincanto. La natura viva e rigogliosa accanto a quella morta, scheletrizzata. Piccoli teschi, resti ossei di insetti e animali inermi accompagnano la vita, il lento scorrere delle immagini e si adagiano alle storie private senza interromperle. Ne sottolineano la fugacità, affermando in maniera decisa l’eterno invischiamento tra vita e morte, tra letizia e patimento, tra piacere e dolore.
Il riferimento alla consapevolezza del potere seduttivo femminile è ancora più marcato dal richiamo alle donne klimtiane. Donne cariche di pathos erotico, che guardano dritto negli occhi senza abbassare lo sguardo, che si offrono nelle curve delicate ma decise dei propri corpi. Tutto è morbido e curvato. Tutto anela all’accoglienza e al calore. Il legno sul quale è tracciata ogni storia riceve ogni emozione e la restituisce carica di forza. L’energia della vita e la potenza della morte, insieme.
Audrey Kawasaky @ Mondo Bizzarro Gallery
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