Bangla, nelle sale il film di Phaym Bhuyan, regista 22enne romano, immigrato di seconda generazione
[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#37990a” class=”” size=””]Phaym è un giovane musulmano di origini bengalesi nato in Italia 22 anni fa. Vive con la sua famiglia a Torpignattara, quartiere multietnico di Roma, lavora come steward in un museo e suona in un gruppo. E’ proprio in occasione di un concerto che incontra Asia, suo esatto opposto: istinto puro, nessuna regola. Tra i due l’attrazione scatta immediata e Phaym dovrà capire come conciliare il suo amore per la ragazza con la più inviolabile delle regole dell’Islam: la castità prima del matrimonio.[/perfectpullquote]
Il sesso per Phaim è un problema. Non è l’unico, ovviamente. Ha una band, ma suonare ai matrimoni lo ha stufato, ha un amico pronto ad abbandonare il suolo italiano per volare a Londra, ha una famiglia unita che non crede nei matrimoni combinati ma diffida nel concedere a Phaim il libero arbitrio che gli spetta. È musulmano praticante, ma il suo imam sa come confonderlo, ogni suo interrogativo si traduce in un’unica risposta: peccato.
L’unica regola chiara è: niente sesso fino al matrimonio. Lavora come steward dentro a un museo, gira per il suo quartiere, Torpignattara, sa riconoscere le contraddizioni del mondo che vede girare attorno a sé. È timido, buffo e sotto quel sorriso placido nasconde una profonda ironia. Un giorno incontro Asia, un mix sconcertante di cautela e intensità. Lei è sempre a proprio agio, la sua famiglia è disfunzionale quanto basta per riempire un dizionario di luoghi comuni.
È amore, curiosità, una congiura, non importa.
[perfectpullquote align=”full” bordertop=”false” cite=”” link=”” color=”#f9a600″ class=”” size=””]Il lungometraggio d’esordio di Phaim Bhuyian, regista italo bengalese, è privo di cinismo, al centro della narrazione ci sono le piccole avventure quotidiane dei due protagonisti che vivono nella stessa città, due anime intelligenti e vulnerabili che provano ad adattarsi l’una all’altra.[/perfectpullquote]
Osserviamo Phaim come una trottola impazzita, si muove incessante attorno ad Asia senza sapere cosa fare, è disarmato, completamente in balia degli eventi che si susseguono. La sua insistenza nell’identificarsi in quelle regole imposte dalla famiglia e dalla religione evidenzia le complessità da cui deriva una scelta che non voglia deludere nessuno ma segna anche il suo apprendistato, il risveglio di una coscienza assopita e il valore di una ribellione sensata.
Il trasferimento, il primo bacio, l’illusione di un futuro felice, l’aspirazione all’azione, al godimento furibondo, lo spettatore è catapultato nel flusso emotivo di Phaim, una parentesi all’interno di un’intera vita che ancora va costruita. Bangla è una storia piccola, intima, autobiografica, il primo tassello di un’educazione sentimentale in evoluzione.