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Bari International Film & TV Festival 2010: Mar Piccolo di Alessandro Di Robilant, Mar Nero di Federico Bondi

Bari International Film & TV Festival, 23-30 Gennaio 2010 – Film in concorso – Mar Piccolo di Alessandro Di Robilant, Mar Nero di Federico Bondi.

Mar Piccolo e Mar Nero, due film presentati in concorso al BIF&ST 2010 che presentano diversi punti in comune, al di là delle similitudini più ovvie. Il primo, opera di Alessandro Di Robilant, fotografa l’esistenza nel quartiere Paolo VI di Taranto, periferia oppressa da microcriminalità e inquinamento. Il secondo, dell’esordiente Federico Bondi, segue la relazione che si instaura progressivamente tra un’anziana fiorentina e la sua badante rumena. Due realtà e due mondi lontani anni luce fra di loro, eppure entrambi spaccati di una società italiana quanto mai attuale.

marpiccoloLe pellicole condividono un approccio simile fin dalla scelta del soggetto, che viene individuato nella quotidianità. Una quotidianità – in particolare quella raccontata da Di Robilant – di cui molti saranno testimoni per la prima volta, e proprio per questo tanto più bisognosa di denuncia. Entrambi gli autori sembrano optare per un taglio crudamente realista, quasi documentaristico, che lascia da parte artifici tecnici o artistici a favore di un intervento discreto della regia. Scelte che si riflettono anche sulla selezione del cast, composto in maniera considerevole da attori non protagonisti. Ciò che differenzia le due pellicole, coerentemente ai temi trattati, è soprattutto il ritmo. Mar piccolo è un pugno nello stomaco, un susseguirsi di sequenze al cardiopalma. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che si propone di rappresentare un’umanità inquinata dalla violenza a tal punto da vederla come unico linguaggio possibile. Una violenza che dalle strade del quartiere segue il protagonista Tiziano fin dentro le mura del riformatorio. Una violenza che, nonostante la maturazione interiore del ragazzo, finisce per contaminare tutto e lascia la fuga come unica soluzione possibile. Menzione d’onore all’interpretazione dell’esordiente Giulio Beranek, affiancato qui da Michele Riondino nella parte di un piccolo boss di quartiere. Eccezionale Anna Ferruzzo nel ruolo della madre di Tiziano, Maria, archetipo di una società matriarcale in cui i mariti sono quasi sempre assenti, criminali o falliti; un mondo fatto di donne costrette a portare sulle spalle la responsabilità della propria famiglia, donne per cui ignoranza e miseria, nonostante tutto, non significano mai rassegnazione. Mar Nero, al contrario, è un film fortemente statico, fatto di inquadrature fisse e dialoghi. Una staticità che ben rispecchia il tedio giornaliero dell’autoritaria Gemma – straordinaria Ilaria Occhini – anziana e da poco rimasta vedova. Costretta ad appoggiarsi alla giovane rumena Angela – l’esordiente Dorotheea Petre – inizialmente mal sopporta la presenza della ragazza in casa, ma col tempo troverà nella dolce fermezza di lei la chiave per la propria rinascita. Bondi è abilissimo nell’affrontare l’argomento, che per sua stessa natura correrebbe il rischio di annoiare lo spettatore, facendo leva sui sentimenti senza per questo cedere al melodramma più scontato e conciliante. La conoscenza fra le due donne – apparentemente lontanissime per età, estrazione sociale, condizioni economiche – si sviluppa tramite l’accettazione delle reciproche differenze, finendo per mettere in luce le affinità che le avvicinano. Il rapporto tra Gemma e Angela risulta tanto più toccante data la sua attualità: considerato che la relazione analizzata dal regista è parte integrante dell’organizzazione familiare odierna, c’è grande bisogno di un’opera che aiuti a vedere in essa una ricchezza e non solo una necessità.

 

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