giovedì, Novembre 21, 2024

Belfast di Kenneth Branagh: recensione

Kenneth Branagh riavvolge il tempo e con la memoria torna all’agosto del 1969, quando aveva appena nove anni e i Troubles erano appena cominciati. Belfast però non racconta la storia delle rivolte, ma la storia di una famiglia che non vuole perdere la sua casa per trasferirsi altrove. In sala dal 24 Febbraio con distribuzione Universal. La recensione

Belfast è un’appassionata e luminosa dichiarazione d’amore, un complicato marchingegno orchestrato con il fine di sedurci. Dorothy viene travolta da un tornado, Buddy invece lo incontriamo oltrepassando un muro, lei ha le sue scarpette rosse, lui una spada e il coperchio di un cassonetto. Quando la battaglia infuria per strada non ci sono i draghi con cui combatteva amabilmente all’angolo della strada, ma decine di uomini arrabbiati carichi di spranghe e catene pronti a devastare qualsiasi cosa trovino sul loro cammino

Kenneth Branagh riavvolge il tempo e con la memoria torna all’agosto del 1969, quando aveva appena nove anni e i Troubles erano appena cominciati. Belfast però non racconta la storia delle rivolte, non concentra l’attenzione su ciò che animò il conflitto tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord, ma un frammento del suo percorso, la storia di una famiglia che non vuole perdere la sua casa per trasferirsi altrove.

L’eterna illusione di un ragazzino che guarda i genitori ballare attorno al filo spinato, Caitriona Balfe e Jamie Dornan sono così sorprendenti che a prima vista sembrano essere usciti da un film della Nouvelle Vague. Sono le lunghe conversazioni su i tumulti amorosi con il nonno appollaiato sul gabinetto nel bagno esterno del cortile con la nonna che lavora all’angolo dell’inquadratura e sbircia con la testa attraverso la finestra per sminuire qualsiasi consiglio che il marito sta dispensando con qualche commento tagliente a definire i valori di Buddy.

Ciarán Hinds e Judi Dench interpretano con grande arguzia e tenerezza questi due personaggi anziani, sono loro a conferire al film quel caldo umorismo capace di farti sorridere e di commuoverti allo stesso tempo.

L’universo di Buddy, interpretato da Jude Hill, Branagh non avrebbe potuto trovare un alter ego migliore, è sorretto dalle serie di Star Trek, dai Crunchies e dalle macchinine della Matchbox, dai fumetti di Thor, da cui il regista poi trarrà quarant’anni dopo il film, e dalla magia della sala cinematografica.

È proprio nel buio del teatro che il film in bianco e nero esplode di nuovo in Technicolor, mostrando frammenti di Un milione di anni fa e Chitty Chitty Bang Bang, il cuore del regista irlandese deflagra di sentimenti e passione.

È come mettere una monetina nel jukebox perché tutto quello che vogliamo è che Kenneth Branagh continui ad accompagnarci in questa sua realtà fatta di ricordi mentre Van Morrison suona Bright Side of the Road in un’aura avvolgente.

Belfast è un’appassionata e luminosa dichiarazione d’amore, un complicato marchingegno orchestrato con il fine di sedurci. Dorothy viene travolta da un tornado, Buddy invece lo incontriamo oltrepassando un muro, lei ha le sue scarpette rosse, lui una spada e il coperchio di un cassonetto. Quando la battaglia infuria per strada non ci sono i draghi con cui combatteva amabilmente all’angolo della strada, ma decine di uomini arrabbiati carichi di spranghe e catene pronti a devastare qualsiasi cosa trovino sul loro cammino

Kenneth Branagh riavvolge il tempo e con la memoria torna all’agosto del 1969, quando aveva appena nove anni e i Troubles erano appena cominciati. Belfast però non racconta la storia delle rivolte, non concentra l’attenzione su ciò che animò il conflitto tra cattolici e protestanti in Irlanda del Nord, ma un frammento del suo percorso, la storia di una famiglia che non vuole perdere la sua casa per trasferirsi altrove.

L’eterna illusione di un ragazzino che guarda i genitori ballare attorno al filo spinato, Caitriona Balfe e Jamie Dornan sono così sorprendenti che a prima vista sembrano essere usciti da un film della Nouvelle Vague. Sono le lunghe conversazioni su i tumulti amorosi con il nonno appollaiato sul gabinetto nel bagno esterno del cortile con la nonna che lavora all’angolo dell’inquadratura e sbircia con la testa attraverso la finestra per sminuire qualsiasi consiglio che il marito sta dispensando con qualche commento tagliente a definire i valori di Buddy.

Ciarán Hinds e Judi Dench interpretano con grande arguzia e tenerezza questi due personaggi anziani, sono loro a conferire al film quel caldo umorismo capace di farti sorridere e di commuoverti allo stesso tempo.

L’universo di Buddy, interpretato da Jude Hill, Branagh non avrebbe potuto trovare un alter ego migliore, è sorretto dalle serie di Star Trek, dai Crunchies e dalle macchinine della Matchbox, dai fumetti di Thor, da cui il regista poi trarrà quarant’anni dopo il film, e dalla magia della sala cinematografica.

È proprio nel buio del teatro che il film in bianco e nero esplode di nuovo in Technicolor, mostrando frammenti di Un milione di anni fa e Chitty Chitty Bang Bang, il cuore del regista irlandese deflagra di sentimenti e passione.

È come mettere una monetina nel jukebox perché tutto quello che vogliamo è che Kenneth Branagh continui ad accompagnarci in questa sua realtà fatta di ricordi mentre Van Morrison suona Bright Side of the Road in un’aura avvolgente.

Belfast di Kenneth Branagh (Gb – 2021)
Interpreti: Caitriona Balfe, Judi Dench, Jamie Dornan, Ciarán Hinds, Colin Morgan, Lara McDonnell, Conor MacNeill, Zak Holland, Thea Achillea
Sceneggiatura: Kenneth Branagh
Fotografia: Haris Zambarloukos

Francesca Fazioli
Francesca Fazioli
Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine

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