Bobby (Denzel Washington) è un agente della DEA, Stig (Mark Wahlberg) un ufficiale dei servizi segreti della Marina, sembrano gangsters ma non lo sono, lavorano insieme intorno ad un bel malloppo di 43 milioni e 125mila dollari chiuso nel caveau della Savings & Loan, banca di Tres Cruces, ma non sanno l’uno l’identità dell’altro.
Da ciò complicazioni notevoli nell’intreccio e scioglimento finale, secondo i collaudati canoni dello schema di Propp.
Noi capiamo pian piano, comunque molto prima del finale, come finirà, anche senza aver visto la graphic novel di Steven Grant e Mateus Santolouco a cui il film si ispira. Baltasar Kormákur , regista, è definitivamente sbarcato in America, e con l’aiuto di Blake Masters, già sceneggiatore della fortunata serie tv Law & Order (e, curiosità non da poco, dell’altra col suggestivo titolo di Rubicon) ha deciso di dare un taglio a fiordi e ghiacciai d’Islanda, isola dal cuore caldo dove, al massimo, esplodono vulcani, per i ben più redditizi botteghini made in USA, dove nuvole di polvere miste a vapore non provengono da geisers ma da bim bum bam fracassoni di auto che crashano, elicotteri che si spiaccicano a terra, bombe a mano che sfracellano tutti tranne gli eroi della storia.
Questi sono una sorta di super-eroi capaci di sopravvivere a qualunque tortura e sforacchiamento di pallottole, continuando imperterriti a far battute esilaranti che mezza platea accoglie felice e ridente, l’altra mezza aspetta, tramortita, di capire dove vogliano arrivare.
Da nessuna parte, o meglio, lì dove ci si aspettava da un pezzo, cioè dall’inizio, avendo visto decine di film, o meglio, telefilm del genere: e vissero tutti (si fa per dire) felici e contenti, il bene (si fa per dire) trionfa, i cattivi ci lasciano le penne (narcotraficantes, militari corrotti, funzionari CIA, come sempre da copione, stra-corrotti, la bella maliarda che purtroppo ha tradito il suo amore, tutto il marcio sociale, insomma).
I nostri due sgangherati eroi si allontanano quindi zoppicando verso l’orizzonte, pronti per le prossime imprese che Kormàkur vorrà sfornare, se prima non lo rispediscono in Europa. Cosa non del tutto esclusa, vista l’anomalia di questo film che si sforza di essere qualcosa riuscendo, male, ad essere qualcos’altro.
A prescindere infatti dal centone di luoghi comuni che affastella e dal ripescaggio di stilemi che non commuovono più nessuno (tra western e gangster movie sembra non si decida mai a scegliere, ma sarebbe sacrilego pensare a confronti con Peckinpah) alla fine approda al prodotto televisivo di largo consumo, di quelli in cui esplodono risate fuori campo a ripetizione mentre fischiano pallottole in ogni direzione.
La battuta più fortunata è: “Conosci il detto, non rapinare mai una banca vicino alla caffetteria che fa le ciambelle più buone della zona”.
Su questo modello se ne plasmano molte altre, e se anche vogliamo a forza individuare omaggi a Walter Hill per via del mefistofelico intreccio di violenza e politica, battute al fulmicotone e western rivisitato, melma che confonde i confini fra bene e male e mafiosi che sembrano più onesti dei funzionari pubblici, dobbiamo subito ricrederci di fronte alla noia profonda che emana da quello che altro non è che un fumettone americano di nuova generazione.
Denzel Washington e Mark Wahlberg fanno del loro meglio, su loro si regge tutto il film, anche se il primo risulta meno convincente del solito e un tantino goffo per la parte. Migliore Wahlberg, masticatore a tempo pieno di gomma americana, furbo e ironico, ma anche capace di disarmante ingenuità.
Buona anche la maschera del villain, in Cani sciolti, con Bill Paxton che fa Earl, longa manus della CIA per ripristinare l’ordine nel mondo e, soprattutto, con il boss mafioso Papi Greco, riconferma da bravo caratterista di Edward James Olmos.
Girato fra Texas, New Mexico e Louisiana, Oliver Wood firma una bella fotografia, e i momenti in cui ci si dimentica della storia per perdersi negli scenari magnifici delle pianure desertiche del Messico settentrionale, attraversate da file di migrantes locali, sono i migliori.
Servono a ricordarci che tutto il mondo è paese.