Jonathan M. Goldstein e John Francis Daley debuttano nel primo film sulla lunga distanza dopo una serie di sceneggiature, alcune delle quali condivise, per Seth Gordon (Horrible Bosses) e Sean Anders e per il secondo episodio di “Piovono polpette”.
Vacation è un remaquel del National Lampoon’s Vacation scritto da John Hughes e diretto nel 1983 da Harold Ramis, tardo adattamento di un pezzo furiosissimo di Hughes, Vacation 58, scritto diversi anni prima per il magazine del National Lampoon. Nel film dell’83 Clark Griswold (Chevy Chase), insieme alla moglie Ellen (Beverly D’Angelo) partono alla volta di Walley World in California, per tenere la famiglia unita e trovare durante il percorso una serie di occorrenze disastrose e demenziali.
Nel film di Goldstein / Daley, il figlio di Clark, Rusty (Ed Helms), decide di imbarcarsi nella stessa avventura sulle orme del padre, portando con se la moglie Debbie (Christina Applegate) e i figli James (Skyler Gisondo) e Kevin (Steele Stebbins).
Introdotto da Holiday Road di Lindsey Buckingham, esattamente come nell’originale di Ramis, in questo caso applicata su una serie di gag fotografiche, variante estrema della freakerie turistica che apriva l’originale, il film di Goldstein / Daley punta ad estremizzare la concatenazione di disastri che accompagna la nuova generazione dei Griswold, recuperando lo spirito più anarcoide e scorretto del demenziale anni ottanta.
Le occorrenze sono le stesse del film di Ramis, con stazioni narrative del tutto identiche ma rilette con quel gusto autistico che si illude, banalmente, di recuperare questioni attitudinali (un po’ come il punk di ritorno) alzando il volume e il termometro delle nefandezze, tra vomito, bagni nella merda, motel infestati da palle di peli pubici, membri disegnati sullo sportello dell’auto, camionisti presunti pederasti che minacciano la tranquillità dei Griswold come fossero una scheggia impazzita dal Duel di Spielberg.
Tutto prevedibile e anche molto divertente in alcuni momenti, per lo meno nell’accezione di divertimento che non chiede altro di più dall’attesa prevedibile nel flusso della ripetizione seriale, come elemento principale del godimento.
Nella forma episodica del progetto, spiccano le schermaglie tra i fratelli James e Kevin, con momenti irresistibili che raccontano più di altri titoli l’orrore della pubertà, e i corpo a corpo tra Helms e la Applegate, davvero notevoli nel loro funzionamento costantemente fuori sincrono.
L’imprimatur di Chevy Chase e Beverly D’angelo, con un breve cameo che fa brillare il volto imperturbabile di Chase, conferma la deferenza del nuovo Vacation alla mitologia del primo. Non si chiede quindi niente di nuovo, se non continuare ad esistere in quel recinto di sicurezza che si chiama omaggio.