Home news Coming Soon di Sopon Sukdapisit (Thailandia, 2008)

Coming Soon di Sopon Sukdapisit (Thailandia, 2008)

Chen fa il proiezionista in un multisala, dove è in arrivo una pellicola horror, La Vendetta di Shomba. La storia di una strega che strappa gli occhi ai bambini di un villaggio per tenerli con sé senza farli più scappare, fino a che i genitori dei bambini non la troveranno e non la impiccheranno nella sua stessa casa. Il vero problema è che il film (nel film) sembra portare con sé una maledizione. Chi osserva la scena dell’ impiccagione… muore. In sé per sé nulla di speciale quindi, ma c’ è un valore aggiunto. Chen è d’ accordo con il suo ex cognato, Peoll, quest’ ultimo infatti riprende illegalmente il film in sala con una videocamera per rivedenderlo a dei tipi poco raccomandabili. Ebbene lo fa e sparisce. Ecco da dove si sviluppa tutto l’ intreccio. Che condurrà il protagonista e la sua ex (nonché sorella dell’ amico scomparso), che lo aveva lasciato per via del suo vizio per il gambling, a rintracciare i brandelli della storia vera su cui si basa quella del film. Shomba, la strega, è realmente esistita…Coming Soon è del 2008 ed è nelle sale italiane solo dal 6 agosto 2010; è presumibile che a parte qualche sporadica proiezione in sale periferiche, quest’ ennesima importazione dal sud est asiatico abbia ben poco seguito e e ben poca diffusione fuori dai “soliti giri di cultori”. In patria ha riscosso uno straordinario successo. Sukdapisit è all’ esordio come regista, ma sono sue le sceneggiature di due horror di culto thailandesi degli ultimi tempi: Alone (in uscita anche da noi a giorni con tre anni di ritardo) e Shutter (2004). La scelta metacinematografica evidenzia che quantomai il cinema indocinese, come evidenziato anche dalle presenze al Far East Film Festival degli ultimi anni, specie nel genere horror (da menzionare per esempio gli ottimi Slice e 4BIA, in rassegna durante l’ ultima edizione) gode di una straordinaria vitalità. Tuttavia questo Coming Soon non centra pienamente il bersaglio e riflette una scrittura efficacie che doveva essere affidata a mani più esperte. Il respiro è corto e molte inquadrature solo accennate. I caratteri dei personaggi, di per sé ottimi, sono appena abbozzati e la claustrofobia che il multisala (praticamente unico set) dovrebbe creare è in realtà molto poco sfruttata. Gli effetti e i trucchi però non sono male.  Echi fulciani (Paura nella Città dei Morti Viventi) e carpenteriani (Il Seme della Follia) quelli che si fanno più sentire.

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