Ha preso il via ieri a Pesaro, nell’ambito della 54esima Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, la rassegna non competitiva dedicata ai cortometraggi, tradizione giunta ormai al suo quarto anno.
Introdotta dal direttore del festival Pedro Armocida e presentata dal suo curatore Pierpaolo Loffreda, Corti in Mostra punta stavolta l’obiettivo su quindici opere d’animazione firmate da autori italiani: molti giovani o giovanissimi, allievi di scuole del calibro dell’Istituto d’Arte Scuola del Libro di Urbino e del Centro Sperimentale di Cinematografia con sede in Piemonte, altri già noti ed apprezzati. Tra gli ultimi Beatrice Pucci, cui sarà dedicata, nella giornata di oggi, una personale che ne ripercorrerà la carriera: a partire dal primissimo “Appunti per un film sulla vecchiaia di Pinocchio” (2001) si arriverà al “Seraffino, l’asino con la testa di pecora” (2017) visto proprio nella selezione (accurata, rigorosa, sottolinea Loffreda) di titoli proposta quest’anno.
Film brevi ma folgoranti, nella maggioranza dei casi frutto di un lavoro individuale, privato genio creativo che passa allo schermo senza interventi di produzione, con pochi mezzi al di fuori della fantasia, vivissima. E’ proprio questa forse, fa notare Armocida, la ragione dei tanti nomi femminili in rassegna: se vero è che nella forma “convenzionale” del lungometraggio di finzione le registe stanno guadagnando i propri spazi, nel sottobosco dell’animazione, come anche del documentario, di per sé liminare rispetto al mercato, agli sguardi femminili si accorda poco o nulla. In contesti come quello del festival il loro estro ha allora modo di esprimersi parimenti.
Oltre al già menzionato Seraffino, alla cui realizzazione hanno preso parte, guidati dalla Pucci, i detenuti di alcune carceri della regione Marche, “Dandelion” di Elisa Talentino e “Dor.mi.ve.glia” di Giulia Betti, danze animate sulle note, rispettivamente, di Julia Kent e Chopin, “59 secondi” di Mauro Carraro, nostalgica storia d’amore sullo scenario del terremoto che colpì il Friuli nel 1976, e ancora il bodypainting nel “Mechanical Animal” d’ispirazione avanguardista firmato da Simona Giuggio, la sensualità melliflua di “Interno 1” di Celeste Messina accanto a quella conturbante di “Guscio di Pesce” di Giulia Marcolini.
Tra gli altri, “Merlot” di Marta Gennari e Giulia Martinelli, rilettura dissacrante della fiaba di Cappuccetto Rosso, si è aggiudicato il premio indetto da Studio Universal, canale che supporta la circuitazione sulle reti di opere innovative nel campo dell’audiovisivo acquistando uno dei cortometraggi per la messa in onda.