La Mandate Pictures è una giovane casa di produzione di Santa Monica che negli ultimi anni ha saputo ritagliarsi l’immagine di satellite di Hollywood, fluttuante a metà strada tra i grandi studios che producono l’offerta cinematografica di massa e quella galassia commerciale indipendente che ha la sua istituzione più riconoscibile nel Sundance Festival. Una sorta di alternativa edulcorata all’alternativa, che ha dato vita a progetti estremamente interessanti nell’Horror (The Strangers e, soprattutto, l’ultimo Raimi) ma che si è specializzata nella produzione di commedie, molte delle quali fortunate e apprezzate da buona parte della critica, (Juno, Vero come la finzione, Nick & Norah Infinite Playlist, Whip It!) che introducevano marche tematiche e stilistiche inconsuete nel cinema di cassetta, cavalcando il fenomeno di affioramento modaiolo di un universo estetico indie. Quest’ultimo Due Cuori e Una Provetta realizza il tentativo di inserire temi come quelli della maternità single e dell’inseminazione artificiale in un genere ultracanonico (la commedia sentimentale), un po’ come in Juno si imperniava una teen comedy scanzonata attorno agli interrogativi sollevati da una gravidanza adolescenziale. Kassie comunica al suo miglior amico Wally, cinico, ipocondriaco e segretamente innamorato di lei, di aver deciso di avere un figlio utilizzando il seme di un donatore, che verrà individuato più avanti in un prestante e belloccio professore di letteratura femminista. La delusione di non essere l’uomo della vita di Kassie, unita ad una sbronza colossale, portano Wally a sostituire il contenuto della provetta con la propria donazione personale. Quando, dopo essere andata a vivere in campagna, Kassie tornerà in città con un bimbo di sette anni, Wally dovrà fare i conti con le conseguenze di una bravata di cui si è completamente dimenticato. Ma il film, affidato ai registi della commedia demenziale Blades of Glory, si rivela sorprendentemente timido e inconsistente nell’approfondire, anche appena sotto la superficie, le tematiche sollevate dal soggetto, senza per altro risultare graffiante o inventivo nei suoi intenti comici. La dimensione cronologica, scandita attraverso lo sfrenato abuso dell’effetto time lapse à la Godfrey Reggio (strade che brulicano di automobili in fast forward e così via), non scalfisce di una virgola la caratterizzazione dei protagonisti ma diventa puramente funzionale all’introduzione del bambino, ipocondriaco e pedante quanto il padre naturale, quale elemento generatore di situazioni comiche o di tenerezza plastificata, come nella peggior tradizione hollywoodiana. Il presunto “garbo” diventa sbadata approssimazione e lo stesso presupposto che Wally abbia distrattamente ignorato per diversi anni la stupidaggine commessa rivela l’artificiosità nel trattamento della vicenda. Persino le problematiche amorose sembrano affrontate senza convinzione, appiattendo il personaggio della Aniston a semplice aspirazione sentimentale per il protagonista e peggiorando ulteriormente le cose nel finale con una risoluzione posticcia, improbabile e frettolosa (e , ancora una volta, insopportabilmente giustificata con un time lapse). Due Cuori e Una Provetta, per come allunga il brodo attorno ad uno spunto iniziale potenzialmente interessante, finisce per essere una pellicola fastidiosamente insignificante.