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Ennio di Giuseppe Tornatore: recensione

È nella capacità di creare questo rapporto di naturalezza con Morricone, nella calma e nella perizia di ogni parola del grande compositore che risiede la grandezza del film di Tornatore. Il resto è il contorno contorno sbiadito di un film troppo lungo che purtroppo non aggiunge molto a ciò che già gli spettatori sanno. In sala il 17 febbraio con distribuzione Lucky Red

È difficile non commuoversi davanti a Ennio Morricone, ma la durata del documentario di Giuseppe Tornatore, davvero troppo lunga, ti lascia sfinito davanti ai titoli di coda. Il legame del regista e del compositore è evidente, ma arriva forse troppo tardi, quando ormai è ora di concludere.

Tornatore ci pone vis a vis con Morricone in un contesto estremamente intimo, quando Ennio ci racconta la sua vita, quando ripercorre ogni tappa del suo destino, è tutto magnifico, ogni parola ti rapisce. Il materiale di repertorio che si svela di fronte ai nostri occhi sembra provenire dallo scaffale di un’alta libreria nel suo studio.

Ma le continue divagazioni, le intermittenti apparizioni di cantanti, amici, compositori, ti spingono altrove, incrinando quel rapporto quasi di riservatezza che avevi acquistato e non volevi perdere. Trovi queste interruzioni inutili perché ciò che ti interessa è il suo punto di vista, il conflitto che ha dovuto affrontare nel definirsi, la scelta di non abbandonare il cinema, il legame con il suo maestro Petrassi, il passato e il presente che si saldano l’uno nell’altro, il sollievo avvertito solo in tarda età, l’amore per la moglie e la gioia per riuscire a coniugare la musica dodecafonica con i ritmi più popolari.

È nella capacità di creare questo rapporto di naturalezza, nella calma e nella perizia di ogni parola di Morricone che risiede la grandezza del film. Il resto è un contorno sbiadito che purtroppo non aggiunge molto a ciò che già gli spettatori sanno.

È l’incontro tra l’uomo e la musica, sono le sue fondamentali testimonianze a dare quella gamma di significati alla narrativa del film e un’aura quasi mitica a quest’uomo che con il suo lavoro ci ha fatto amare qualcosa a cui ci sentivamo destinati. Anche le lunghe sequenze cinematografiche che ingombrano la parte centrale sono troppo numerose, forse non c’era la necessità di mettere tutto ma solo quello di cui il Maestro aveva davvero intenzione di parlarci, offrendoci un’altra preziosa traccia del suo passaggio.

Ennio di Giuseppe Tornatore (Italia, Belgio, Cina, Giappone – 2021 – 168 min)
Interpreti: Ennio Morricone, Marco Bellocchio, Carlo Verdone, Mychael Danna
Sceneggiatura: Giuseppe Tornatore
Fotografia: Fabio Zamarion, Giancarlo Leggeri
Montaggio: Massimo Quaglia, Annalisa Schillaci
Musica: Ennio Morricone
Suono: Gilberto Martinelli, Fabio Venturi

RASSEGNA PANORAMICA
Voto
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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
ennio-di-giuseppe-tornatore-recensioneÈ nella capacità di creare questo rapporto di naturalezza con Morricone, nella calma e nella perizia di ogni parola del grande compositore che risiede la grandezza del film di Tornatore. Il resto è il contorno contorno sbiadito di un film troppo lungo che purtroppo non aggiunge molto a ciò che già gli spettatori sanno. In sala il 17 febbraio con distribuzione Lucky Red
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