domenica, Dicembre 22, 2024

Fantasticherie di un passeggiatore solitario di Paolo Gaudio: la recensione

Nelle mani di Paolo Gaudio l’impianto cinematografico diventa un campo bianco libero da ogni costrizione, una tela mestica in cui la miscela di pigmenti corrisponde alle differenti modalità di messa in scena: animazione, stop motion e live action. I codici di genere: fantasy, horror e fiabesco, si fondono per dar vita a un dipinto iridescente come le mille sfumature della vita.

In Fantasticherie di un passeggiatore solitario, tre epoche, tre personaggi e tre storie (rappresentate con tre differenti modalità filmiche) si annodano attorno un luogo inintelligibile che trascende ogni subordinata, mentre lo spazio di congiunzione eloquentemente chiamato Vacuitas si ascrive come iperuranio incorruttibile, spazio senza materia, popolato da forme senza regola.

Le tre differenti dimensioni che si compenetrano a vicenda sono unite da un unico comun denominatore, l’eponimo libro incompiuto firmato dal misterioso Jean-Jacques Renou: il vero e proprio portale spazio-temporale, soglia valicabile dell’immaginazione. Un racconto nel racconto che coinvolge chi lo ha scritto nel passato, chi lo legge nel presente e i personaggi rievocati dalla continua rilettura. Tre punti cardine che finiscono col rivivere ogni volta, che si incontrano e convivono in un universo comune astratto, oltre il tempo e oltre lo spazio, oltre la vita e oltre la morte, eterno, immortale e infinito come lo sa essere solo l’immaginazione.

Si avverte chiara l’influenza di La storia infinita di Michael Ende, del realismo magico de Il labirinto del fauno di Guillermo Del Toro, come anche le atmosfere gotiche dei film di animazione di Tim Burton o l’interdimensionalità di Alice nel paese delle meraviglie di Carroll, che si fa anche intertestualità esplicita come romanzo di riferimento per il giovane protagonista.

La realtà, in definitiva, finisce col perdesi nel confusionale vortice di mondi paralleli, facendo così prevalere un’unica e invincibile forza suprema di contro alla concretezza effimera e allo scorrere del tempo terrestre: la fantasia.

Ma come ogni romanzo di formazione che si rispetti, la minaccia sarà sempre dietro l’angolo, la nemesi con cui raffrontarsi può provenire dal passato rimosso o manifestarsi in forme raccapriccianti foriere di oscuri presagi. Il demone negromante contro cui lotta lo scrittore è infatti l’incarnazione di un paradosso, un’entità capace di tramutare la fantasia in realtà ma anche la concretizzazione mostruoso della crisi dello scrittore, la minaccia della perdita di fantasia.

Ma Fantasticherie di un passeggiatore solitario è anche e soprattutto una perfetta coincidenza tra due canali, due modalità d’espressione quanto mai complementari: scrittura e cinema, parola e immagine. Ed ecco che lo studio dello scrittore si trasforma in una camera oscura, animata da giochi d’ombre, mentre da uno spiraglio filtra un raggio persistente, una luce indefinita e spettrale come il fascio luminoso di un proiettore, su cui Renou sovrappone la fotografia dell’amata defunta: come a ribadire la funzione eternante del dispositivo cinematografo, che qui finisce per coincidere con la scrittura fantasiosa che nel suo fluire in narrazione arriva a dar corpo a un universo parallelo, una realtà in continuo divenire che si palesa in immagini.

Quella dei personaggi è la febbrile ricerca di un luogo indefinito, il Vacuitas, governato dalla fantasia ma capace di rendere umano chi lo raggiunge, un luogo delle favole in cui tutto si perde per ritrovare se stessi.

E se è vero che Gaudio ha voluto raccontarci una favola, la morale deducibile è che tutti i libri restano incompiuti senza il nostro spirito d’avventura. Sentirsi liberi di inoltrarci in un bosco tenebroso dove perderci, compiere un viaggio alla ricerca di un finale, o meglio, per trovare la forza e il coraggio di cambiarlo, se necessario.

Andrea Schiavone
Andrea Schiavone
Andrea Schiavone, appassionato di cinema ha deciso di intraprendere studi universitari in ambito cinematografico. Laureatosi in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza di Roma ed attualmente studente magistrale in Cinema, Televisione e New Media alla IULM di Milano.

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