Tutti sul palco, organizzatori, curatori e ospiti per la serata finale della kermesse Udinese, che si è confermata appuntamento cruciale per tutto il cinema asiatico. Quest’anno ospiti tra gli altri il regista e attore Teddy Chen e la star Chapman To da Hong Kong, la comparsata di Johnny To, la promessa coreana, sponsorizzata da Kim ki-duk, Jang Hun e poi ancora Erik Matti (Filippine), Riri Riza (Indonesia), e una presenza estemporanea di Federico Zampaglione in tour promozionale per il suo Shadow che potremo vedere nelle sale Italiane a partire dal 14 maggio. Trionfatore assoluto il Coreano Lee Hey-jun con il suo Castaway on the Moon che si aggiudica sia il premio Black Dragon assegnato dalla giuria di qualità che l’Audience Award del pubblico, scelta che condividiamo in pieno, il film è in effetti slpendido e pronto per essere sdoganato anche sul mercato occidentale. Tra gli altri premi, il controverso e violentissimo “kolossal” cinese City of Life And Death di Lu Chuan sui fatti legati al massacro di Nanchino in bilico tra ricostruzione sontuosa e una capacità di spostare il racconto dalla storia collettiva sulla percezione soggettiva, come i migliori film storici. Gran successo di pubblico per l’edizione numero 12 del Far East Film; sale gremite anche durante le ore più difficili; la sensazione, anno dopo anno, è quella di assistere ad una macchina organizzativa ben oliata, un vero esempio da imitare in un certo senso soprattuto per come Udine stessa viene coinvolta nell’utilizzo di tutti gli spazi, da quelli eminentemente tecnici, sino a quelli storici e ai luoghi preposti all’accoglienza, si respira l’aria di una vera e propria città-festival. Molto interessanti e ben coordinati i forum con gli addetti ai lavori, denominati “Panels”, sempre ricchi di ospiti e di spunti, utili per offrire un quadro davvero esaustivo della situazione cinematografica asiatica. Tra i film presentati segnaliamo in particolare quasi tutte le produzioni Sud Coreane, come Running Turtle, Secret Reunion, il notevole debutto di Yong Ju Lee con Possessed, l’ennesimo cambio di registro di Lee-Je yong con Actresses e naturalmente Castaway on the Moon, dal Giappone il bellissimo Boys on the Run e il quarto notevole film del Tailandese Kongkiat Khomsiri Slice. Accando a filmografie più mature (per vari motivi ovviamente) come quella Sudcoreana e Giapponese, quelle Indonesiana e Filippina offrono una precisa impressione sociologica e una fotografia reale della situazione economica e della vita in quei paesi. Discorso a parte per la Cina, che nell’ ultimo periodo ha incrementato notevolmente i fondi da destinare al cinema con lo scopo certo non sotterraneo di esaltare la cultura nazionale, investimenti non sempre all’altezza del prodotti. Cauto ottimismo per Hong Kong, ancora in fase di transizione tra il passato e il futuro, gli esperimenti più riusciti sono quelli he “stressano” il tessuto della commedia con un gioco vorticoso tra citazioni e autoironia, segno allo stesso tempo del crepuscolo di un genere e di un possibile rilancio; un esempio per tutti, La Comedie Humaine. Far East Film si conferma come un ottimo appuntamento sia per gli appassionati del genere che per gli addetti ai lavori, ma soprattutto un festival realmente “globale” e maturo.