Continente antartico, polo d’inaccessibilità terrestre, ovvero il punto più lontano dalle linee costiere sulla superficie delle terre emerse, un punto geografico segnalato da due numeri di parallelo e meridiano. Cosa può spingere l’uomo a voler raggiungere questo non luogo, ad intraprendere una missione, un viaggio in un “abisso orizzontale” candido di neve e inondato di luce perpetua? Lim Pil-seong, anche sceneggiatore, al suo secondo cortometraggio dopo Mobile (2003) prende spunto da questa domanda e butta giù uno script conradiano dove il viaggio diventa ricerca di espiazione e la meta inutile punto di arrivo per un’anima irrisolta che non avrà mai pace ne in questa realtà ne nell’aldilà. La colpa genera ossessioni. Le ossessioni generano fantasmi. Il monocromatico paesaggio si trasforma in un inferno di luce bianca che sfianca lentamente il fisico e la mente dei personaggi e accompagnerà la spedizione ad un lento stillicidio che scandirà le poche emozioni forti in favore di un disagio crescente, quasi virale, che contagerà tutti. Il regista dimostra che in Corea l’horror gode di buona salute, avvalendosi di una produzione di primo livello con un cast a dir poco stellare, uno su tutti Song Kang-ho (The Host, Thirst), esterni da capogiro e le migliori professionalità; ciò nonostante non si accontenta di girare secondo gli standard classici del genere, ma lavora di privazione: centellinando violenza, sangue e colpi di scena per rimarcare che la follia è un viaggio lento, inesorabile, senza orizzonte, senza obiettivo e che neanche lontano da tutto regna la pace.
I prossimi appuntamenti Horror del Korea Film Fest sono per
Venerdi 19 Marzo ore 20.30, Into the mirror di Kim Sung-ho
La chiusura, con la prima italiana di Thirst di Park Chan Wook, horror eccentrico
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