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Focus – Niente è come sembra di Glenn Ficarra e John Requa: la recensione

Oltre a dirigere “Colpo di fulmine – il mago della truffa“, Glenn Ficarra e John Requa hanno anche scritto la sceneggiatura per il “Bad Santa” di Terry Zwigoff, se la similitudine tra il primo e questo Focus è chiarissima, quella con Bad Santa sembra più sottile, ma accomuna in realtà l’interesse per i due autori nei confronti delle famiglie disfunzionali. Nicky (Will Smith) è un truffatore dal gran mestiere, quando incontrerà Jess (Margot Robbie) abile prestidigitatrice del furto, deciderà di metterla alla prova per poi assimilarla nel suo team. Tra i due nascerà l’amore, ma questo durerà lo spazio di un nuovo colpo; Nick mollerà la ragazza per rivederla dopo tre anni a Buenos Aires nel giro delle corse automobilistiche, dove la posta in gioco è ancora più alta.

Heist movie apparentemente in piena regola, Focus fa procedere in parallelo il gusto per il colpo di scena con l’innesto tra generi, dove la rielaborazione della screwball comedy sembra il cuore pulsante dell’intera operazione, a dispetto dei continui cambiamenti di prospettiva innescati dal meccanismo della truffa, talmente eccessivi nel loro automatismo a catena, da risultare immobili.

C’è il solito gusto per la battuta che contraddistingue i dialoghi nel cinema dei Ficarra/Requa, sicuramente desunto dall’amore per la sophisticated comedy, distorta e volgarizzata e che qui viene assorbito un po’ troppo dall’ego di Smith; rimane comunque una gustosa battle of sexes nelle continue schermaglie d’amore tra Nick e Jess, quasi un altro film che sembra dibattersi nel guscio ad orologeria del gambling, come se ne fosse una progressiva aritmia.

Del resto, tutto il senso del film è scopertamente indicato dalla tecnica di una fasulla focalizzazione sull’oggetto del contendere; è Nick stesso che la spiega come tentativo per depistare l’avversario, mentre guida l’attenzione in un punto e architetta il gesto altrove. Ecco che tutto il film è una continua ri-messa a fuoco, tra gesti e apparenze, disvelamenti e doppi fondi, dove il corteggiamento è un continuo tentativo di definizione dei sentimenti.

Focus rimane comunque un film claustrofobico, chiuso nelle luci artificiali di Xavier Grobet e in una totale virtualizzazione degli ambienti, quasi fossero destinati ad accogliere i movimenti circoscritti e ripetitivi dello scambio simbolico tra gesto e merce; e se anche la rifondazione di un nucleo famigliare viene percepita come un apertura, a nostro avviso l’operazione di Ficarra e Requa è per buona parte assorbita da una coazione a ripetere faticosa e senza particolare intensità.

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