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Giovanna Bertelli, Divi e paparazzi ( Genova, Le Mani, 2009)

La dolce vita. Questo l’argomento del bel libro della storica della fotografia Giovanna Bertelli. Un lavoro che si propone di analizzare il fenomeno di costume che portò alla realizzazione del capolavoro di Federico Fellini tramite un ampio e preciso corredo iconografico tratto dall’archivio di Tazio Secchiaroli. Il fenomeno viene inquadrato da un punto di vista storico e sociologico, rilevando come l’Italia del dopoguerra coltivasse i suoi nuovi miti di importazione americana (i divi, le macchine, il jet set, le notti brave) e come tali nuovi stereotipi venissero incentivati dai rotocalchi, ovvero dalle pubblicazioni settimanali corredate di foto che facevano notizia. Il divismo, con la presenza reale delle star d’oltreoceano che lavoravano per lunghi mesi a Roma, e che venivano fotografate in atteggiamenti sempre più simili a quelli della gente comune, è sul finire degli anni cinquanta un fenomeno di sempre più grossa portata; così come la nascita del fotografo d’assalto, il paparazzo appunto, a caccia di scoop che non si contenta di ritrarre gli attori, ma è provocatore di reazioni esasperate che fanno notizia (l’ira di Walter Chiari, gli schiaffi ad Anita Ekberg da parte del marito Antony Steel).

Durante l’estate del 1958, rileva la Bertelli, alcuni episodi assurgono agli onori della cronaca scandalistica e di costume: il 17 Luglio, vicino a Terni, due ragazzini sostengono di vedere la Madonna, la Curia indaga e il “miracolo” si rivela una montatura. 9 settembre, Anita Ekberg, un’attrice svedese allora famosa per le sue forme da maggiorata e qualche parte in film storici, in giro per Roma di notte fa un bagno nella Fontana di Trevi attirando l’attenzione dei fotografi, che pochi giorni prima avevano immortalato una lite furibonda tra lei e il marito Antony Steel. Il 16 novembre durante una festa privata al ristorante Rugantino di Roma, una giovane attrice turca, Aiché Nanà, improvvisa uno spogliarello immortalato dall’obbiettivo dei fotografi presenti, causando un tale scandalo da coinvolgere anche le autorità giuridiche. Sono questi alcuni degli episodi che Federico Fellini decide di inserire nella sceneggiatura, scritta con la collaborazione di Tullio Pinelli, Ennio Flaiano e Brunello Rondi, del suo prossimo film, nel quale egli intende raccontare gli splendori e i risvolti più grotteschi e drammatici della società romana di quel periodo.

L’ampio corredo fotografico del libro, che l’autrice ha raccolto studiando gli archivi di Tazio Secchiaroli, il paparazzo che lavorò con Fellini per la stesura della storia, si apre infatti con un capitolo intitolato Via Veneto tra divi e flash che documenta “la dolce vita” prima de La dolce vita, e quindi via Veneto ed i suoi abituali frequentatori immortalati dagli scatti dei fotografi che bazzicavano le notti della capitale e dei quali sono narrate le rocambolesche avventure nel cercare lo scoop, lo scandalo che assicurava al loro lavoro valore e sicura vendita. Il lavoro dei paparazzi è accuratamente descritto, anche con delle foto, in tutte le sue fasi: dagli gli inseguimenti delle macchine dei divi ai piantonamenti davanti ad i night più frequentati

Gli inizi delle riprese de La dolce vita a Roma il 16 marzo del 1959 sono un evento mondano senza precedenti; le scene più celebri girate in parte in una via Veneto ricostruita ad hoc negli studi di Cinecittà, hanno sempre molti spettatori: nobili (utilizzati in alcuni casi anche come comparse), gente comune e celebrità (tra le foto più curiose vi è quella di Giuseppe Ungaretti seduto vicino a Fellini, con un cappotto sulle spalle che osserva divertito il bagno di Anita nella Fontana di Trevi.). Questa la sezione centrale del libro, è intitolata Si gira, e raccoglie le testimonianze fotografiche di tutti i fatti realmente accaduti l’anno precedente (il bagno nella fontana, la finta apparizione e lo spogliarello) trasposti sul set di Fellini, regalando un curioso gioco tra realtà e cinema, che valicano i confini l’una dell’altro, spesso con gli stessi protagonisti, è il caso della Ekberg, che diventano attori di episodi che la loro personale realtà ha ispirato.

Chiude la galleria di fotografie e titoli dei rotocalchi il capitolo Buio in sala che ripercorre tutta la fase dell’uscita e della promozione del film fino alla premiazione di Cannes del 1960. Le critiche, i consensi, gli spettatori illustri e le numerose emulazioni dei gesti resi celebri dal film fanno da cornice a questo spaccato di vita italiano raccontato da Giovanna Bertelli in un libro che, come i rotocalchi dell’epoca, racconta una storia con le immagini svelando interessanti retroscena sulla genesi del film, e sulla vita di coloro che vi presero parte.

Un volto e un corpo tra tutti gli scatti riportati: quello di Anita Ekberg. La diva-bambina che chiamava Fellini papà, si divertiva a giocare a flipper nelle pause, e amava ballare scalza e cantare, viene indagata dagli obbiettivi dei paparazzi: le gambe, i capelli, i piedi scalzi, la sigaretta fra le dita, i sorrisi e gli ammiccamenti prima, durante e dopo le riprese del film sono il fil rouge di questo bellissimo libro, dedicato agli amanti del cinema, di Fellini, della fotografia e della storia del costume italiano.

Leggi il resoconto della conferenza stampa sul volume: Divi e Paparazzi

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