domenica, Dicembre 22, 2024

I Cavalieri dello Zodiaco – La leggenda del grande tempio di Keiichi Sato: la recensione

Il reboot di Saint Seiya, la serie nota in Italia con il nome de “I cavalieri dello zodiaco“, viene prodotto dalla Toei per festeggiare quarant’anni di carriera di Masami Kurumada, noto fumettista giapponese che dette vita ai personaggi della saga a partire dai primi anni ’80 contribuendo a costruire un complesso universo mitopoietico. Nella nuova sintesi Toei interamente realizzata in CGI, ci si scontra con tutte le differenze tra gli episodi originali della serie e l’ipertrofia di personaggi e situazioni concentrati in poco più di 90 minuti, croce e delizia per tutti gli otaku della prima ora che si sono sentiti in qualche modo traditi, come spesso accade in queste occasioni.

Il film viene affidato a Keiichi Sato, un promettente regista di animazione, autore del notevole Ashura (2012) e del più convenzionale live action Black Butler (2013) e punta ad estremizzare la sperimentazione già affrontata per il film del 2012, dove l’invenzione di sfondi CGI dalla profondità tridimensionale dialoga con una definizione quasi 2D dei personaggi in un risultato sorprendentemente dialettico tra i due livelli, tanto che molte delle sequenze di battaglia del film escono completamente dal contesto videoludico grazie a questa estremizzazione, quasi si trattasse di figure ritagliate, la cui monodimensionalità si staglia sull’orizzonte infinito delle motion graphics, muovendo il punto di vista in un continuo riassestamento dell’immagine, un po’ come accadeva nell’ultimo Zack Snyder.

Il disorientamento sembra l’unico sguardo possibile che Sato ci offre, semplicemente perché gli elementi narrativi, soggetti ad una compressione furibonda che include anche l’innesto di nuove storie, non consente di afferrare il racconto, sia per i neofiti che per gli esegeti della serie.

L’obiettivo di Sato sembra quello di costruire semplicemente un film bellico, esattamente come nel caso di Ashura, dove il rapporto tra lotta e paesaggio viene rappresentato attraverso quello tra sfondo e primo piano, in un’ibridazione sorprendente e innovativa a cui conviene abbandonarsi senza la pretesa che il film ci porti da qualche altra parte.

Al contrario, la concentrazione sulle sequenze di lotta, obbliga alla costruzione di un percorso per tappe identico a quello che dovrebbe condurre i protagonisti alla conquista del tempio, in fondo una dinamica sin troppo semplificata che si avvicina alla rigidità arcade dei prodotti videoludici; in questo senso il reboot de “I cavalieri dello Zodiaco” vive questa flagrante contraddizione, riuscendo a trascinare lo sguardo in una dimensione avvolgente ci obbliga a spegnere il cervello, trasformando le possibilità di un’esperienza emozionale in novanta minuti noiosi e interminabili.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

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