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I segni del cuore – Coda di Sian Heder: recensione

Dopo il Sundance e il Torino Film Festival, Coda, dramedy di Sian Heder che riscrive "La famiglia Bélier di Eric Lartigau, è approdato su Sky una settimana prima della notte degli Oscar. Candidato a tre statuette, racconta la storia di Ruby, unico membro udente della sua famiglia. La recensione

In Sound of Metal, il film di Darius Marder interpretato da Riz Ahmed nella parte di un drummer metal, tutto aveva principio con un suono acuto e pungente, era l’inizio di un processo che non si sarebbe più arrestato e che non avrebbe più permesso a Ruben di fare ciò che amava, suonare la batteria. In Coda, il film di Sian Heder candidato a tre premi Oscar e presentato su Sky in anteprima il 21 marzo scorso, una settimana prima della cerimonia, qualcuno ancora celato dalla cinepresa su un peschereccio a largo dell’oceano atlantico canta Something’s Got a Hold on Me di Etta James mentre nessuno se ne accorge.

Ruby non è sola mentre disfa le reti cariche di pesce ma né suo padre né suo fratello possono sentirla, sono sordi, come lo è la madre. Darius Marder, il regista di Sound of Metal, ci poneva di fronte a un uomo che abituato a esprimersi attraverso la musica doveva smettere di farlo da un momento all’altro mentre qui, Sian Heder, ci racconta la storia di una ragazza di diciassette anni che per necessità ha sempre svolto un ruolo da intermediario tra due mondi e ora deve affrontare la sua famiglia sempre più disorientata e ferita da una passione che non possono né apprezzare né condividere.

È la musica ma soprattutto il silenzio a legare indissolubilmente questi due film. Mentre Ruben deve adattarsi a una vita priva di rumori, Ruby non solo deve accettare il chiassoso e fragoroso modo di vivere della sua famiglia ma deve accompagnarli in una terra estranea popolata da una gremita e ridente comunità incapace di comunicare con loro.

Coda è una classica storia di formazione la cui trama è assolutamente prevedibile, ma poco importa quando di scena in scena si è travolti e coinvolti in una dinamica che fa di tutto per non lasciarti indifferente. Heder è riuscito a perfezionare alcuni tratti comici del film originale da cui ha preso ispirazione, La Famiglia Bélier, aggiungendo una vena di sentimento più profonda senza mai lasciare che traboccasse in bieco sentimentalismo.

Anche la scelta degli attori ha fatto la differenza. Marlee Matlin è strepitosa come madre di Ruby, simpatica e ottimista fin quando non è costretta a mettersi sulla difensiva nascondendo strati di ansia materna. Il suo sorriso si incrina e nel suo sguardo galleggia tutta l’insicurezza maturata in lunghi anni, la sua corazza viene meno quando inizia a confrontarsi con ciò che la infastidisce, non bastano gli abiti e il trucco dietro cui si nasconde di fronte a un mondo nel quale non si è mai sentita davvero a suo agio. Eguagliata in questo caso da Troy Kotsur, il burbero ed esilarante Frank, marito e padre amorevole che per la sua interpretazione ha ottenuto una meritata nomination agli Oscar come attore non protagonista.

La sua richiesta a Ruby di cantare solo per lui You’re All I Need to Get By di Marvin Gaye e Tammi Terrell sul retro di un furgoncino è un momento perfetto, mettendo le sue grosse mani intorno gola della figlia per sentire l’effetto delle vibrazioni delle corde vocali sulle sue dita.
Daniel Durant è invece il capriccioso fratello maggiore di Ruby, Leo è sensibile e incline a favorire la sorella, nella speranza che questo permetta anche a lui di realizzarsi e di prendere posto nella cooperativa di famiglia mettendosi davvero alla prova senza il suo aiuto.

Il linguaggio dei segni che costituisce buona parte del dialogo è percepito dallo spettatore come una lingua reale a cui anche Ruby torna quando non riesce a esprimere le sue sensazioni a parole, ma a differenza della capacità di Marder di immergere ognuno di noi nella testa di Ruben, facendoci sprofondare nelle voci soffocate e nel silenzio che circonda il personaggio, in Coda noi spettatori non siamo mai isolati ma forse a tratti percepiamo solo il modo in cui una famiglia amorevole, imbarazzante e polemica come la nostra possa essere esacerbata quando viene spinta ai margini.

I segni del Cuore – Coda di Sian Heder (USA 2021, 111 min)
Interpreti: Emilia Jones, Marlee Matlin, Troy Kotsur, Daniel Durant, Eugenio Derbez, Ferdia Walsh-Peelo, Amy Forsyth, Kevin Chapman, John Fiore, Owen Burke, Rebecca Gibel, Armen Garo, Jose Guns Alves
Sceneggiatura: Sian Heder
Fotografia: Guy Dufaux

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Laureata nelle discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo, ha frequentato un Master in Critica Giornalistica all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico e una serie di laboratori tra cui quello di scrittura cinematografica tenuto da Francesco Niccolini e Giampaolo Simi. Oltre che con indie-eye ha collaborato e/o collabora scrivendo di Cinema e Spettacolo per le riviste Fox Life, Zero Edizioni, OUTsiders Webzine
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