domenica, Novembre 17, 2024

Il piccolo principe di Mark Osborne: la recensione

Mark Osborne (Kung Fu Panda) dirige questa versione de “Il piccolo principe” con la sceneggiatura di Irena Brignull (The Boxtrolls) e Bob Persichetti (Mulan) osservando il lavoro di Saint-Exupery attraverso una cornice contemporanea. È il vecchio aviatore a raccontare l’incontro con l’abitante dell’asteroide B612 ad una ragazzina di nove anni che vive nella casa di fronte.

Prima ancora di incontrare il bambino nel deserto del Sahara, Osborne imposta la strana amicizia tra l’anziano signore e la giovane vicina sul contrasto tra fantasia e razionalità. Mentre la madre della ragazzina regola la vita della figlia secondo i principi e i doveri dello studio, dall’altra parte della staccionata c’è un mondo completamente nuovo a tentare la giovane protagonista del film di Osborne, un giardino ricco di stimoli e poesia ad un passo da casa.

Questa stessa finestra divide il film in due; la parte contemporanea realizzata interamente in CGI e quella dedicata al piccolo principe sviluppata nella forma più artigianale dello stop-motion, quasi citando lo straordinario lavoro di clay animation fatto da Will Vinton nel 1979.

Una distanza probabilmente necessaria per rendere il film più vicino alle esigenze dei suoi destinatari, ma che irrimediabilmente lo ancora ad un didascalismo un po’ troppo ingombrante, con il rischio di neutralizzare tutta la forza evocativa del testo originale entro i confini di un racconto di formazione decisamente più vicino alla tradizione di certo cinema per bambini.

Se l’insieme non toglie certamente fascino al lavoro di Jamie Caliri per quanto riguarda i segmenti realizzati a passo uno, la sensazione di trovarsi di fronte ad un film interrotto rimane molto forte, proprio perché il tentativo sembra quello di dover razionalizzare ogni passaggio e qualsiasi mistero, ovvero quegli elementi conservati dal lavoro di Vinton ma anche da quello di Stanley Donen con il suo film ispirato al libro di Saint-Exupery e realizzato nel 1974, piccola e oscura opera dimenticata.

Paradossalmente lo sguardo di Osborne rispetto alla visione trascendente di Saint-Exupery sembra limitato dallo stesso punto di vista che obbliga la madre della ragazzina ad assumere un atteggiamento censorio nei confronti di tutto quello che non è possibile spiegare con i numeri.

Se Il piccolo principe rappresenta comunque un esperimento con molti elementi di interesse nel contesto dei prodotti ad alto budget, ci sembra che non sfiori il coraggio di produzioni altrettanto costose ma che non rinunciano certo alla sperimentazione oppure non la confinano in un recinto di sicurezza, per spiegarci anche l’invisibile.

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.

ARTICOLI SIMILI

CINEMA UCRAINO

Cinema Ucrainospot_img

INDIE-EYE SU YOUTUBE

Indie-eye Su Youtubespot_img

FESTIVAL

ECONTENT AWARD 2015

spot_img