Ray (Chiwetel Ejiofor) è un tenace e scrupoloso agente della sezione antiterrorismo dell’FBI. La sua vita assume una piega insolita, dopo essersi innamorato segretamente del procuratore distrettuale Claire (Nicole Kidman) e dopo il ritrovamento del cadavere della figlia di Jess (Julia Roberts), sua amica e collega. Costretto a lasciare il lavoro, inseguirà per 13 anni il fantasma del killer, fino all’affiorare di un indizio risolutivo che presto lo porterà vicino alla risoluzione del caso e ad una verità orribile e inaspettata.
Oltre l’intricata trama noir, le atmosfere cupe e i ritmi angosciosi, l’azzardo più significativo del film di Billy Ray è l’acuto parallelo tra il terrorismo globale e quello privato, segreto, intimo e inconfessabile; un parallelo tra l’assediato nucleo sociale americano e quello famigliare; ma anche tra il macrocosmo e il microcosmo degli Stati Uniti d’America. Un film ricco di personaggi che diventano personificazioni di tutti quegli impulsi ancestrali che attraversano la nazione: il timore nei confronti di una nemesi invisibile, la minaccia di un nemico che mina un equilibrio già precario e l’inevitabile processo autodistruttivo fomentato da un odio catartico.
A sottintendere le dinamiche del film sembra ci sia proprio questo. Nella foga di combattere il misterioso demone del terrorismo finiamo con l’autoannientare ogni nostra certezza. Un conflitto esterno che obbliga a guardarci dentro alla ricerca di un senso annidato nel profondo. Una metafora della condizione degli USA post 11 settembre. Estremamente efficace grazie al cortocircuito temporale e spaziale tramite flashback, salti continui tra passato e presente, incastrati in una spirale di prolessi e analessi che stravolgono ogni ordine e ne annullano ogni coordinata spazio-temporale, rafforzando il senso di quell’ossessione che permea tutta la storia. Un’impellenza nella ricerca di un colpevole, di un mostro che sembra venire da lontano ma che invece è molto più vicino di quel che crediamo, e che forse dimora proprio in noi stessi, nel nostro intimo, tra i recessi di una coscienza oscura.
Il finale accentua questo ribaltamento di prospettive, questo stravolgimento di ruoli. Tutto si confonde e viene rimesso in discussione, fino a giungere ad una visione scomoda e amara.
Il segreto dei suoi occhi è una rivisitazione del film argentino premio Oscar di Juan José Campanella che ne rielabora la struttura originaria per riproporre un quadro espressamente critico nei confronti della società americana.