venerdì, Novembre 22, 2024

It follows di David Robert Mitchell: la recensione

Jay, una giovane e attraente ragazza di un quartiere suburbano, dopo la prima notte d’amore con il suo fidanzato, viene narcotizzata e legata. Il ragazzo le rivela di averle trasmesso con quel rapporto carnale una maledizione. Un’entità misteriosa la seguirà fin quando non riuscirà ad ucciderla. L’unico modo per liberarsi è trasmettere la maledizione a qualcun altro. Avrà così inizio una catena senza fine.
L’opera prima di David Robert Mitchell potrebbe esser letta ad primo impatto come una metafora orrorifica. Il perverso gioco a rimpiattino, la catena senza fine a cui danno inizio i ragazzi, potrebbe alludere infatti alle spiacevoli conseguenze del sesso occasionale, all’AIDS e sottintendere la moraleggiante necessità della pratica del sesso sicuro. Se seguissimo questa linea interpretativa, l’espediente narrativo non sarebbe di certo una novità. Già celebri pellicole come Il bacio della pantera di Tourneur, secondo una, in parte discutibile, analisi di Scorsese, non sarebbe altro che una metafora in chiave horror per raccontare le complesse turbe mentali di una donna frigida; sull’onda della psicanalisi freudiana all’epoca sviscerata e stuprata da mille sceneggiature hollywoodiane.
Ma quello su cui sembra porre maggiormente l’attenzione il regista americano è quel senso di confinamento in un ambiente iper-protetto come quello della periferia americana ed il consecutivo bisogno di evasione da parte di una generazione sulla soglia dell’età adulta. Un’età che coincide non a caso con l’affiorare di paure e incertezze, per ciò che non si conosce, o che non gli si è voluto far conoscere. Così come al mare sconfinato, poco distante da casa, Jay predilige la sicura cornice di una piscina. È infatti in un contesto in cui si erigono delle invisibili pareti di cinta che si muovono i personaggi, pareti invisibili come le presenze arcane che ne minacciano la tranquillità, il futuro, la vita.
In quest’ottica, il sesso si inquadra come la soglia d’emancipazione e il principio del baratro verso cui andrà incontro la giovane generazione, con la progressiva presa di coscienza della realtà del mondo. Una fobia intangibile che si trasmuta in paranoiche manie di persecuzione.
Mitchell, come un folle entomologo, intrappola i ragazzi/insetti in un sistema chiuso dove fa irrompere una minaccia invisibile, scatenando una pandemia vampiresca. È un sistema labirintico quello popolato dai protagonisti, un percorso intrecciato, come i cieli del quartiere suburbano e come lo stesso labirinto della mente in cui non sembra esserci via d’uscita.

Andrea Schiavone
Andrea Schiavone
Andrea Schiavone, appassionato di cinema ha deciso di intraprendere studi universitari in ambito cinematografico. Laureatosi in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza di Roma ed attualmente studente magistrale in Cinema, Televisione e New Media alla IULM di Milano.

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