venerdì, Novembre 22, 2024

La vita è facile ad occhi chiusi di David Trueba: l’incontro con l’attore Javier Càmara

Spagna, 1966, in pieno regime franchista. Un professore che usa le canzoni dei Beatles per insegnare l’inglese ai suoi alunni viene a sapere che John Lennon si trova in Almeria per girare da attore il film Come ho vinto la guerra. Deciso a conoscerlo, intraprende un viaggio in macchina verso il Sud, e lungo il percorso offre un passaggio a un sedicenne scappato di casa e una ragazza che pure sembra fuggire da qualcosa. Tra i tre nascerà un’amicizia indimenticabile.

Ne abbiamo parlato in conferenza stampa con l’attore Javier Càmara

 

Sei un appassionato dei Beatles?

No. Devo fare inoltre una precisazione. Io sono il più piccolo della famiglia; sono nato nel ’67 mentre le mie sorelle più grandi appartengono invece al periodo Beatles. Loro all’epoca si cimentavano tutto il giorno a suonare la chitarra facendo pezzi dei fab four e per me e per tutta la mia famiglia è stato orribile. Quando poi David, amante nonché esperto dei Beatles, mi ha chiamato a fare questo film, mi ha fatto comprendere non solo la musica ma anche il significato profondo dei testi della band. E da allora adoro la musica dei Beatles, mi piace molto.

Considerato l’uso che oggi fanno della musica le nuove generazioni, una canzone può ancora cambiare la vita?

Nel periodo della dittatura spagnola, la musica era davvero importante, così come il bikini delle turiste. Per mio papà un bikini delle turiste rappresentava quasi il diavolo, la tentazione. Non so qui in Italia come è stato, non conosco bene la vostra storia, ma per gli spagnoli, per i miei genitori, gli Anni ’50/’60 erano sinonimo di religiosità, dittatura..tutto questo è stato orribile. La società voleva una possibilità per le giovani generazioni, per donare loro la libertà. La musica, e soprattutto quella dei Beatles, rappresentava questo. Il concerto dei Beatles a Madrid è stato un successo incredibile, con la polizia che prendeva a manganellate i fan. Il padre di Jorge Sanz, che fa il papà del ragazzino nel film, era uno di quei militari che prendeva a manganellate i giovani in Piazza De Las Ventas.

A proposito della colonna sonora ad opera di Pat Metheny e Charlie Haden. Come mai è stata scelta una musica agli antipodi di quella dei Beatles?

La produttrice del film ci ha lavorato per un anno e ha avuto problemi riguardo ai diritti sulle musiche dei Beatles, per via dei prezzi molto alti. Quasi fino all’ultimo, dopo sei settimane di girato, non si avevano i diritti. Alla fine abbiamo avuto il testo di Help! e la musica di Strawberry Fields Forever, senza la voce di John Lennon. Nel film infatti canta uno dei migliori imitatori di Lennon, perché se ci fosse stata la sua voce i prezzi sarebbero saliti alle stelle. Era dunque impossibile mettere tutte le musiche dei Beatles, la produttrice ne ha così parlato con David per scegliere un’altra opzione per la colonna sonora. E per lui la soluzione migliore, il suo sogno era Charlie Haden, anche perché suo fratello il regista Fernando Trueba è un grande estimatore e conoscitore della musica jazz. Così la produttrice ha scritto a Charlie Haden. Lui ha risposto: “io sono molto malato, ma mandami il film che voglio vederlo”. Lo ha visto e se ne è innamorato, ma era impossibilitato a farlo. Aveva proposto pezzi già editi, ma David gli disse che voleva qualcosa di nuovo per questo film. Allora Haden gli ha detto: “io ho un assistente che lavora con me, se tu vuoi”..il nome dell’assistente era Pat Metheny. Charlie Haden morì sei/sette mesi circa dopo il film. Quando noi abbiamo vinto il Goya per la colonna sonora a Madrid, Charlie era ancora vivo, mentre Pat non era presente perché aveva dei concerti.

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 È un film molto delicato che però tiene molto in disparte il discorso del franchismo. Forse non era nell’intenzione del regista approfondire?

Questo film non è una rivisitazione del franchismo, lui voleva un profumo di quel momento, come la raffigurazione della povertà di Almeria. Non voleva una ricostruzione della dittatura. No, voleva raccontare la storia di un eroe anonimo che fa questo viaggio e che si racconta. Il centro del film non è nemmeno John Lennon, che appare tra l’altro solo per un momentino (ed è lo stesso Trueba a impersonarlo n.d.r.), il mistero non è nemmeno lui. È il mistero del viaggio. Di questo voleva parlare e di un profumo, di una sensazione di libertà, di un cambiamento dei personaggi.

La fotografia del film è davvero fantastica

È opera di Daniel Vilar che si è occupato anche della fotografia de “L’artista e la sua modella” di Fernando Trueba con un bianco e nero bellissimo, che sembra come una luce storica. È un ragazzo veramente giovane. Noi abbiamo lavorato soprattutto all’alba e al tramonto.

Come è stato il rapporto con Juan Carrión?

David ha letto della sua storia in un giornale e su questo ha scritto la sceneggiatura e dopo è entrato in contatto con un giornalista che ne aveva parlato e che gli disse che ad Almeria c’era anche un piccolo museo con tutta la corrispondenza di John Lennon con Carrion, che è durata molti anni. Inoltre lo chauffeur di Lennon, che era spagnolo ma parlava inglese, si era occupato della corrispondenza di dischi, di lettere e altro con questo professore. David ha scritto la sceneggiatura dunque, abbiamo girato la prima scena a Madrid, quella nell’istituto con il professore che insegna Help! a questo ragazzino dalla pronuncia zoppicante. In realtà tutti i ragazzini del film parlavano molto bene inglese, ma all’epoca dei fatti non si studiava a scuola se non nella capitale, Madrid o Barcellona. Dopo questa scena siamo andati a Cartagena, a duecento chilometri da Almeria, a conoscere il professore e abbiamo mangiato con lui. È l’uomo con la più grande energia che abbia mai conosciuto. Mi ha stretto la mano e mi ha fatto male. Con gli occhi azzurri come il mare, capelli bianchi..mi ha ricordato una fotografia di Avedon che ritrae Samuel Beckett..con uno sguardo bellissimo ma che sembra dirti voglio farti male. Ha mandato il suo assistente a prendere la sua agenda tutta in inglese..Poi me l’ha donata ed era una sorta di diario di viaggio. La cosa strana è che David non aveva ancora conosciuto quest’uomo quando scrisse la sceneggiatura e nemmeno sapeva come erano andati i fatti, ma tutta la storia era scritta in quel diario.

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Il professore cosa ha detto del film?

Lui lo adora, anche perché dopo questo film adesso davvero tutto il mondo gli crede. La sua storia era reale ma prima del film in molti non ci credevano.

A un certo punto il tuo personaggio dice: “voi siete la speranza del cambiamento” ma è davvero la generazione di Belén e Juanjo ad aver attuato questa transizione o ad aver portato un cambiamento è una generazione precedente a quella dei ragazzi?

Credo di sì. La propaganda nazionale, la transizione è stato il miracolo della Spagna. Credo che la vera transizione sia nata con i nostri genitori che hanno sognato per decadi come creare una nuova vita per tutte le generazioni future. Per me questa è la verità ed è un regalo dei nostri padri. La transizione era un momento, adesso la gente non ha problemi è molto contenta anche se c’è una crisi terribile, ma ha libertà, delle leggi che sono tra le più moderne del mondo, anche per gli omosessuali, per tutti. Allora ora il problema è politico. La transizione è stata buona, ma ha bisogno di un ulteriore cambiamento.

In Almeria parlano veramente strano?

Sì perché in Spagna è così. Ad esempio in Andalusia, sono otto provincie enormi e ogni piccolo popolo ha un accento. Tanti personaggi che lavorano nel film poi, l’uomo dell’Hotel, la polizia, sono attori non professionisti. David adora lavorare con attori non professionisti così come ama inserire i suoi amici nei film. Uno di quelli che ha interpretato il poliziotto era veramente pericoloso, controllava la gente perché voleva avere un ruolo. Contemporaneamente al nostro si girava anche un altro film, Exodus di Ridley Scott, e lui disturbava il set in ogni modo con la musica e altre diavolerie, solo perché voleva un ruolo e David glielo ha dato. Poi si è presentato un altro che è diventato il secondo poliziotto.

Questo film può essere d’ispirazione anche per i ragazzi di oggi?

Sì è un omaggio ai nostri padri ma può essere anche un monito per le nuove generazioni. Quella attuale non è l’epoca più dura per la Spagna, è un po’ questo il senso. Questa crisi è orribile ma i nostri genitori hanno vissuto in un’epoca più dura e difficile.

Cosa ne pensi delle elezioni in Catalogna?

Vorrei non parlarne perché ho una sensazione emotiva di fraternità con la Catalogna..e quindi non comprendo, ma comprendo allo stesso tempo. È difficile, ho anche una sensazione di tristezza in merito. È difficile davvero parlare di questo tema. Ho bisogno di un po’ più di tempo per assorbire questo avvenimento che è molto drastico. Il governo non sta facendo un buon lavoro in tal senso. Il dialogo tra governo Catalogna e governo di Madrid non è buono, è spaventoso. E questo, un’altra volta, dimostra che la soluzione governativa non è delle migliori.

In merito al film che stai girando con Paolo Sorrentino cosa ci puoi dire?

Sorrentino mi permette di dire che sono contentissimo. Vestirò i panni di un cardinale, un cardinale con barba. Il primo della storia. Il cinema di Paolo è fantastico. Ho visto tutti i suoi film, L’uomo in più, Le Conseguenze Dell’Amore, Il Divo…mi piace molto il modo in cui si evolvono le sue storie. Ci siamo conosciuti quindici anni fai agli European Film Awards, lui aveva vinto credo con L’Uomo in più e io con Parla con Lei. È un regista incredibile, tranquillo e concentrato, Mi piace.

Ida Stamile
Ida Stamile
Ida Stamile, classe 1984, nel 2006 consegue una Laurea di primo livello in “Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo” e nel 2009 una Laurea Magistrale in “Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale”. È una giornalista e videomaker. Oltre che per indie-eye scrive di cinema e di musica da diversi anni per numerose testate e si occupa anche di ufficio stampa

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