E’ possibile leggere nello speciale di approfondimento su Béla Tarr, le analisi su:
Dannazione
Satantango
Le armonie di Werckmeister
The Man from London
The Turin Horse
In Kárhozat (Dannazione) dell’’88 c’è la chiave di lettura per capire Janos (Lars Rudolph), protagonista di Werckmeister harmóniák. Karrer di Kárhozat è il rappresentante di un’umanità uscita dai cardini e la sua descensio ad Inferos culmina nel ringhio per le strade, uomo-cane contro un branco di cani. Karrer è il versante opposto di Janos Valuska, il suo doppio, il polo negativo, il “non esserci” a cui Janos, lo sguardo errante e la coscienza pura di Werckmeister harmóniák, oppone il suo “esserci” sempre, quel credere innocente che le cose esistano e la capacità di meravigliarsi ancora della loro bellezza. Forse Janos è il “folle uomo” della Gaia scienza di Nietzche, che “ accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa”, forse è l’angelo caduto sulla terra di cui Karrer rappresenta “il lato spaventoso”, come scriveva nel 2008 sulla tela Julian Schnabel, dipingendo un’ala bianca che sgocciolava come affaticata davanti ad una enorme roccia, scura e rugosa. (( Julian Schnabel, Ogni angelo ha il suo lato spaventoso, 2008 (courtesy Gagosian Gallery), in Julian Schnabel. Permanently Becoming and the Architecture of seeing, 54ma Biennale d’arte di Venezia, Museo Correr ))
E’ lì che Bela Tarr va a rintracciare l’assenza, la tara originaria che vanifica ogni sforzo, rende illusoria ogni fiducia e assurda ogni speranza di palingenesi. Non sono l’arte né la scienza a mancare, né il pensiero complesso da cui nascono le filosofie, il linguaggio non scarseggia e leggi, istituzioni, codici e pandette sono ben noti. Quello che manca all’uomo è la capacità di connessione solidale con l’altro uomo, è questo il segno di un’Apocalisse annunciata già al suo primo apparire sulla terra, e la sua storia è stata il divenire, assumendo forme, di una condizione data in partenza. Apre Werckmeister harmóniák una sequenza di 11 minuti, nel bar, gli avventori ormai brilli e il padrone bilioso che vuol chiudere i battenti perchè sono ormai le dieci, (topos ricorrente in Tarr, uno squallido bar d’oltrecortina, si beve, si balla, ci si trascina nel vuoto del cosiddetto tempo libero, e le facce sono sempre le stesse). Fra loro Janos è l’uomo nuovo, o la scheggia impazzita, comunque il diverso. Prima di andar via gli altri vogliono che faccia la sua performance, dev’esser piaciuta la prima volta e ora si prestano divertiti a far da attori, per loro è un gioco, per Janos no. Terra, Sole e Luna: ruota in mezzo alla stanza, fra i tavolini accostati al muro, il sistema solare. Janos mette in scena un’eclissi totale di sole. (continua nella pagina successiva…)